Ormai anche i virologhi dell’Istituto Superiore di Sanità sono convinti che la partita abbia avuto un ruolo deflagrante nel contagio in tutta la provincia di Bergamo.
Bomba biologica
Fino a qualche giorno fa era considerata solo un’ipotesi, vista la sensazionalità della cosa. Poi, di fronte a riflessioni più attente anche i virologi ormai sembrano esserne convinti: la partita Atalanta-Valencia, gara d’andata dei quarti di finale che si è giocata a San Siro il 21 marzo scorso avrebbe avuto un ruolo dirompente nella diffusione del contagio da coronavirus in tutta la provincia di Bergamo.
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Una partita a rischio
Era il 21 febbraio e anche se l’emergenza cominciava a profilarsi in tutta la sua durezza non erano ancora state adottate le delibere che di lì a poco avrebbero portato anche alla sospensione di tutti gli eventi sportivi. Si era appena giocata regolarmente la 27esima giornata di Serie A, l’ultima prima del blocco. Ma la gara di Champions League viene regolarmente programmata e giocata. A San Siro ci sono 45mila persone. Pensare a uno stop è troppo tardi. L’Atalanta vince 4-1 e tutti vivono la serata come un’immensa festa che si allunga tra Milano e Bergamo.
Parlano gli esperti
Ma il professor Fabiano Di Marco, responsabile Pneumologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, pensa che quella partita abbia avuto un ruolo difficile. Un’ipotesi condivisa dalla Protezione Civile oltre che da un altro luminare come Massimo Galli, primario del reparto malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano: “Certamente quella partita può essere stata un importante veicolo di contagio” ha detto.
Reazioni tardive
“Atalanta-Valencia a San Siro è stata una bomba biologica – ha ammesso Di Marco in un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’ – quarantamila bergamaschi che hanno viaggiato in pullman, auto, treno. E con la stessa passione stanno cercando di salvare la città, nonostante condizioni drammatiche”.
L’opinione dell’ISS
La questione è stata toccata ieri anche nel corso della conferenza stampa della protezione civile con la conferma di Silvio Brusaferro dell’Istituto superiore della Sanità: “È un’opinione ormai condivisa anche se ormai la situazione è talmente grave e diffusa che pesare quello che possa aver scatenato il peggio è molto difficile ma non c’è dubbio che quell’evento, aggiunto allo spostamento tra Milano e Bergamo, possa essere stato un veicolo purtroppo molto efficace”. I tifosi arrivarono da Bergamo a gruppi, soprattutto in treno: da Centrale si spostarono al Duomo per poi andare al “Meazza”.
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Dalla partita al contagio 14 giorni esatti
Pochi giorni dopo il giornalista spagnolo Kike Mateu risultò positivo al Covid-19 asserendo di essere sicuro di essere stato contagiato a Milano. E il 4 marzo la curva dei contagi bergamasca iniziò ad impennarsi. Esattamente 14 giorni esatti dopo la partita di San Siro, il tempo di incubazione del virus.