Vitor, giovane talento del calcetto, è scomparso all’improvviso dopo avere contratto la malattia: era un promettente calciatore con alcune presenze in nazionale giovanile
Vitor aveva soltanto 14 anni, e per quanto è dato sapere dalle statistiche ufficiali di siti nazionali e internazionali, è la più giovane vittima europea che avesse contratto il coronavirus. Vitor Rafael Bastos Godinho, era nato a Ovar, a poca distanza da Oporto e nonostante la sua giovane età era uno sportivo già molto popolare nel suo paese.
Vitor era un autentico talento del futsal, il calcetto. La versione ridotta del calcio che si gioca in cinque contro cinque sulle dimensioni di un campo da tennis. Non solo, era un autentico giocoliere, un funambolo del freeball, il free style giocato a tempo di musica con la palla ed era capace di tenere il pallone in volo per ore e ore palleggiando con piedi, testa ginocchia e spalle senza mai farlo cadere. Aveva già preso parte a diverse selezioni giovanili della nazionale lusitana e la federazione calcio portoghese gli ha reso omaggio con una nella pagina a lutto sul suo sito web ufficiale.
La morte di Vitor è per certi versi inspiegabile. Il ragazzo era sano come un pesce, vivacissimo, un autentico prodigio atletico. Aveva continuato ad allenarsi fino alla settimana scorsa in casa e da solo. Poi il primo segnale della malattia: l’unico problema che Vitor aveva era una leggera forma di psoriasi autoimmune, un problema non grave e sotto controllo da anni. Giovedì il primo malessere, domenica mattina Vitor va improvvisamente in blocco respiratorio e viene immediatamente portato all’ospedale São Sebastião di Santa Maria da Feira, nel distretto di Aveiro. Era gravissimo. Talmente grave che i medici decidono di intubarlo immediatamente e metterlo in rianimazione senza spostarlo al più grande reparto pediatrico di Porto. Morirà due ore dopo il ricovero.
La morte di Vitor, per il suo talento e la sua giovanissima età, ha letteralmente sconvolto tutto il Portogallo e ha contribuito forse più di ogni altra notizia a convincere il paese della gravità della situazione. Il presidente del suo clube, il Maceda, lascia un’immagine di Vitor molto bella: “Era un angelo con una gioia di vivere immensa e che rallegrava l’animo di chiunque. Bastava sfidarlo a fare un palleggio ancora più difficile, ancora più problematico e lui, come se si trovasse di fronte a un puzzle da risolvere, tentava e ritentava finché il palleggio impossibile non gli riusciva. Amava ballare, amava la musica e il calcio: amava i suoi amici, spesso diceva che senza nulla togliere alla sua famiglia tutti i ragazzi della squadra di calcio erano i suoi fratelli. Oggi ci lascia in un lutto inaccettabile per la sua gravità e cattiveria, ma ci lascia anche la testimonianza di un ragazzo che stavolta non ha saputo battere il rivale, ma ci dice con il suo sacrificio di stare a casa, di stare uniti, di celebrare la vita senza sprecarla”.
L’immagine di Vitor ieri era un trend non solo per il Portogallo ma per tutta la comunità calcistica internazionale. Il numero di giovani che stanno morendo di COVID è in drammatico aumento: una 16enne ieri a Parigi, un 19enne due giorni fa a Colonia.
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