Il calcio potrebbe non riuscire ad andare avanti a causa dei mancati introiti dettati dalla chiusura degli stati. A lanciare un’allarme, attraverso due lettere inviate al governo, i vertici di Figc e Lega A.
Il nuovo dpcm emesso dal Premier Giuseppe Conte, oltre a interrompere le competizioni sportive di carattere non nazionale, ha nuovamente chiuso gli stadi. Negli impianti non saranno più ammessi neanche i 1.000 spettatori del precedente decreto. Le società, dunque, si preparano a fare i contri con gravissimi danni economici. Se non si inverte la rotta qualcuna di esse potrebbe non soltanto non arrivare a terminare il campionato, ma neanche alla pausa di Natale. A lanciare l’allarme la Figc e la Lega A.
Una lettera sul tema indirizzata al Premier Giuseppe Conte, al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, è partita dalla sede della Figc. Il presidente Gabriele Gravina, nelle due pagine, ha avvertito il governo di come i provvedimenti attuati per contrastare la diffusione del Covid-19 “stiano arrecando un rilevantissimo danno economico alle società di calcio professionistiche, che rischiano un default”. Nel dettaglio, si stima che i danni ammontino per la Serie A a 84,4 milioni per il solo trimestre agosto-ottobre. In prospettiva, per l’intero anno, si potrebbe arrivare a 360 milioni di euro. Oltre a circa altri 260 milioni che mancherebbero per assenza di partnership. Perdite che inevitabilmente si ripercuotono sull’intera economia del paese.
È per questa ragione che la Figc ha richiesto che venga riconosciuto il ruolo sociale ed economico del calcio e che vengano attuati da parte del governo interventi, diretti e indiretti, di ristoro per le società professionistiche, soprattutto quelle a serio rischio di fallimento. Almeno, si legge, in termini di sospensione dei versamenti dovuti da qui al termine del periodo di emergenza.
Una lettera di tre pagine al medesimo indirizzo è stata inviata dalla Lega Serie A. Il presidente Paolo Dal Pino ha anch’egli richiesto interventi urgentissimi al fine di sostenere le società, che in alcuni casi non arrivano più neanche a pagare gli stipendi. Uno scenario vissuto e rivissuto in categorie come la Serie B e la Serie C (nonché all’ordine del giorno tra i dilettanti), ma che adesso sembra affacciarsi anche alla massima categoria. Gran parte degli introiti delle società, infatti, dovrebbe arrivare, oltre che dal botteghino, dai diritti televisivi. L’emittente Sky, tuttavia, non ha ancora pagato l’ultima raga della stagione passata.
Gli esperti stimano che la perdita rispetto allo scorso anno sarà di oltre 600 milioni di euro, di cui 400 milioni per l’annata 2019/2020 e 200 milioni per quella corrente. Di questi il 65% è andato perduto a causa delle porte chiuse, mentre il 35% dalle sfumate partnership con gli sponsor. Gran parte degli oltre 300 mila addetti ai lavori del mondo del calcio, avverte la lettera, se questo dovesse continuare ad essere l’andamento, andrebbero a casa.
Al coro si sono uniti anche Mauro Balata e Francesco Ghirelli. Il numero uno della Lega B è stato chiaro: “Di questo passo la Lega Serie B muore e le società dovranno chiudere“. Il presidente della Lega Pro, invece, chiede aiuto, oltre che al governo, ai piani alti del calcio: “Mi colpisce il gesto della Premier League: 20 club che stanziano 50 milioni di sterline per finanziare le categorie minori“. La Figc intanto ha chiesto un incontro con tutti i rappresentanti delle categorie per trovare una via comune, ma a dovere essere coinvolti dovranno essere anche calciatori e addetti ai lavori, che presto rischiano di non ricevere più i rispettivi stipendi.
Intanto il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, è stato chiaro: interrompere i campionati non è la strada giusta. “In questo momento non ho pensato a sospendere il campionato. I tanti contagi tra i calciatori? Sono dovuti al fatto che questo protocollo a volte non ha funzionato. In altri campionati all’estero questo non è avvenuto“, ha detto a Che tempo che fa. Le misure di restrizione attuate dal governo e i costosi protocolli sanitari da seguire, tuttavia, rischiano di mettere in ginocchio il mondo del calcio più di una interruzione totale stessa.
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