Il settore dello sci vorrebbe ripartire, soprattutto in vista del Natale. Il Premier Giuseppe Conte, tuttavia, frena: il liberi tutti verso la montagna sarebbe troppo rischioso.
Lo sci e gli altri sport invernali hanno subito una brusca frenata da parte del dpcm del 25 ottobre e, successivamente, dalla conferma dei provvedimenti sul tema avuta con il dpcm di novembre. Gli ultimi decreti, infatti, permettono di praticare attività fisica individuale nel rispetto delle norme di restrizione. Queste ultime, tuttavia, prevedono la chiusura degli impianti sciistici, ad eccezione che per l’utilizzo degli atleti di interesse nazionale e internazionale. Le competizioni di queste ultime categorie, infatti, non sono state interrotte. Ne deriva dunque che per gli atleti amatoriali gran parte degli sport invernali (ad esempio sci alpino, sci di fondo e biathlon) non possono essere svolti nel territorio italiano. Gli appassionati dovranno attendere ancora un po’ per il ritorno in pista. Probabilmente almeno fino a fine gennaio.
Le Regioni hanno nelle scorse ore proposto al Governo una soluzione per salvare la stagione sciistica, che dovrebbe partire il prossimo 8 dicembre. Una ulteriore frenata al settore degli sport e del turismo invernale, infatti, causerebbe ingenti perdite economiche, soprattutto nel periodo tra Natale e Capodanno. I guadagni, infatti, sono solitamente di circa 3 miliardi di euro l’anno. L’idea è dunque di mettere in atto un protocollo che preveda norme ferree per svolgere le attività in totale sicurezza. Non un liberi tutti, bensì una ripresa parziale che possa dare respiro ad un settore profondamente in crisi a causa dell’epidemia di Covid-19.
“Possiamo trovare un punto di equilibrio per lo sci, come stanno facendo in altri paesi. E’ uno sport e lo si può praticare in sicurezza. Si potrebbe consentire l’attività sciistica, lasciando chiusi bar e ristoranti. E’ una strada che dobbiamo percorrere insieme al Governo. Come sempre bisogna cercare soluzioni di buon senso, verificare se esiste la possibilità di permettere alle attività sciistiche di funzionare pur nel rispetto, prioritario, delle condizioni di salute“. Lo ha detto Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte, in un’intervista rilasciata a Rai News24.
Il Piemonte non è tuttavia l’unica Regione interessata al tema. Anche la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, l’Abruzzo, il Veneto e le province autonome di Trento e di Bolzano stanno facendo fronte comune per richiedere una parziali riapertura. La speranza è che il Governo dia l’autorizzazione per la ripartenza, ma da Palazzo Chigi non arrivano buone notizie.
Il Governo, tuttavia, non sembrerebbe approvare la riapertura, seppure essa possa essere parziale. Più volte il Premier Giuseppe Conte si è espresso in tal senso. “Non possiamo permettere che la fine dell’anno diventi come Ferragosto“, ha detto. Gli italiani non dovranno dunque rinunciare soltanto a cenoni e viaggi, ma anche alle vacanze sulla neve. Il rischio di assembramenti nelle località sciistiche è secondo gli esperti del Comitato tecnico scientifico troppo alto.
“Stiamo studiando un’iniziativa a livello europeo per prevenire le vacanze sulla neve che attirando appassionati degli sport sciistici e dei soggiorni in montagna, farebbero il paio con le vacanze spensierate, con serate in discoteca, della scorsa estate”, dicono da Palazzo Chigi.
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L’idea sembrerebbe essere dunque quella di rinunciare agli sport invernali nell’alta stagione, ovvero fino alla fine delle vacanze natalizie, per riportare gli appassionati in pista a fine gennaio. In quel periodo, complice anche l’arrivo del vaccino, la seconda ondata di Covid-19 dovrebbe essere giunta al termine. Ulteriori notizie ufficiali in merito, ad ogni modo, arriveranno nelle prossime ore.
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