Il giocatore dell’Atalanta Matteo Pessina spiega per quale motivo non ha voluto estendere il prestito con il Verona e racconta la sua evoluzione come calciatore negli utlimi due anni.
Come Robin Gosens, anche Matteo Pessina ha rilasciato un’intervista in cui ha tirato le somme di questo 2020. Il ventitreenne è arrivato all’Atalanta dal Milan nel 2017, ma è sempre stato ceduto in prestito. Dalla stagione 2020/21 ha iniziato a giocare con la Dea, guadagnandosi anche una certa priorità nelle gerarchie del tecnico Gian Piero Gasperini.
Pessina rivela un retroscena a La Gazzetta dello Sport: “Potevo tornare a Verona una volta finito il prestito. Lì avevo delle certezze, ma l’Atalanta per me rappresenta il prestigio di poter giocare certe partite“. Poi, riguardo il prossimo avversario che la Dea incontrerà il 3 gennaio racconta: “Il Sassuolo è in gran forma. Noi adesso ci stiamo concentrando sul campionato e vogliamo continuare da quanto fatto nella partita con la Roma“.
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Pessina ha come ruolo principale quello di centrocampista centrale, ma ha anche la duttilità di essere impiegato indifferentemente in mezzo al campo in un ruolo più offensivo o difensivo. Il calciatore spiega la sua evoluzione: “Prima dell’anno scorso mi facevano partire con una posizione più arretrata. Stavo davanti alla difesa, mediano di due, al massimo mezz’ala“.
Poi continua: “Per un centrocampista moderno, però, le due fasi sono il Vangelo. Oggi mi capita di fare entrambe, e mi piace. Se sei dietro devi saper difendere, se sei davanti devi saper fare gol“. Pessina in questa stagione ha accumulato 7 presenze in Serie A e 5 in Champions League: in oltre della metà dei casi è partito come titolare.
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