Il primo ministro giapponese Yoshihide Suga ha dichiarato la settimana scorsa lo stato di emergenza per Tokyo, apprensione sulla sorte delle Olimpiadi
Dichiarato lo stato di emergenza nell’area metropolitana di Tokyo e nelle tre aree circostanti (Kanagawa, Chiba e Saitama). La nuova emergenza Covid che ha colpito il Giappone crea preoccupazione per un eventuale nuovo rinvio delle Olimpiadi. Il governo garantisce “Andiamo avanti”. Il primo ministro, per spegnere le polemiche, assicura che i Giochi saranno al sicuro e si svolgeranno nell’estate 2021. La staffetta della torcia olimpica partirà il 25 marzo da Fukushima, come confermato anche dal comitato organizzatore olimpico. La fiamma olimpica attraverserà 859 comuni coprendo tutte le 47 prefetture del paese per 121 giorni fino al 23 luglio, quando verrà acceso il calderone olimpico allo Stadio Nazionale della capitale giapponese. Intanto in un sondaggio svolto sulla popolazione giapponese è emerso che l’80% è certo che i Giochi non si disputeranno o che saranno di nuovo posticipati. Tra i giapponesi predomina la paura che i Giochi possano creare nuovi rischi di contagio e il governo corre il rischio di enormi perdite finanziarie e anche di una perdita di credibilità.
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Gli organizzatori precisano: “La misura adottata offre l’opportunità di pianificare per l’estate un’Olimpiade sicura. Andremo avanti secondo tutti i preparativi necessari“. Lo stesso Cio, tramite la BBC ha dichiarato: “Piena fiducia nelle autorità locali e nelle misure che stanno adottando. Assieme ai nostri partner giapponesi, continuiamo a essere concentrati e a impegnarci per organizzare in estate un’edizione dei Giochi Olimpici e Paralimpici sicura e di successo“.
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L’Italia corre il rischio che gli atleti azzurri possano partecipare ai Giochi di Tokyo senza inno e bandiera. Si tratterebbe di una sanzione che arriverebbe direttamente dal Comitato olimpico internazionale qualora non venisse garantita l’autonomia del Coni. Allo stato attuale, infatti, il Comitato olimpico nazionale italiano viola la Carta olimpica e nello specifico l’articolo 27. La motivazione riguarda la perdita di autonomia e competenza da parte del Coni.
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