Pep Guardiola compie oggi 50 candeline. L’attuale allenatore del Manchester City, in tredici anni di carriera tra i professionisti, ha rivoluzionato le idee del calcio: dal falso nueve al tiki taka. Il suo obiettivo più grande, adesso, è continuare a brillare ed alzare al cielo tanti altri trofei.
“Dovresti affidarmi la panchina della prima squadra”. L’avventura di Pep Guardiola tra i grandi del calcio iniziò con un pizzico di presunzione. L’allenatore, che fino a quel momento aveva guidato soltanto la seconda squadra del Barcellona ai vertici della quarta serie del calcio spagnolo, sapeva già che sarebbe arrivato in alto. L’esperienza da calciatore era ormai gettata alle spalle e gli obiettivi erano altri. “Te la sentiresti?”, rispose l’allora patron Joan Laporta. In quel momento il pizzico di presunzione divenne un qualcosa di più. “Sì, sei tu che non hai le palle per farlo”. Era l’8 maggio 2008 e alla guida dei blaugrana venne ufficializzato un tecnico di soli 37 anni, che in pochi anni avrebbe rivoluzionato la filosofia del pallone. Oggi, il genio del tiki taka, attualmente alla guida del Manchester City, spegne 50 candeline.
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Barcellona, Bayern Monaco, Manchester City. Tre campionati spagnoli, due Coppe del Re, tre Supercoppe di Spagna, due Champions League, due Mondiali per Club e due Supercoppe europee. Molto più di un semplice triplete. Il tutto conquistato con gran parte di giocatori da lui cresciuti, tra cui Puyol, Piqué, Xavi, Busquets, Iniesta e soprattutto Messi. Tre campionati tedeschi e due Coppe di Germania. Due campionati inglesi e una storia ancora da scrivere. Ricca di ambizioni.
Il calcio rivoluzionario di Pep Guardiola ha conquistato il mondo. I 50 anni, per uno degli allenatori migliori in Europa, non sono altro che un nuovo inizio. Per il tecnico nato il 18 gennaio 1971 a Santpedor la bacheca è ancora spaziosa: mezzo secolo non è senza dubbio sufficiente per riempirla. “Il tempo logora tutto, anche i sogni“, disse nel momento in cui lasciò definitivamente il Barcellona. È così che giorno dopo giorno va alla ricerca di nuovi obiettivi da raggiungere attraverso la sua geniale filosofia. “Ho bisogno di nemici, di persone che mi odino. Il lavoro di un allenatore consiste nel vendicarsi e nel cercare di superarsi“.
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In tantissimi — calciatori, allenatori ed ex compagni di Pep Guardiola — gli stanno dedicando messaggi di augurio per il suo cinquantesimo compleanno. Un fenomeno apprezzato da amici e rivali. Tra i primi, in particolare, c’è Fabio Capello, il quale gli ha a lungo riservato parole di elogio. “Un uomo che ha influenzato in profondità la storia del calcio. Hanno cercato di imitarlo in tutto il mondo. L’intelligenza è la sua migliore caratteristica. Si capiva anche da giocatore che aveva una testa particolare. Era curioso, domandava, sebbene possedesse già le sue idee. Il football di Pep si è evoluto e anche questo conferma la sua intelligenza. Nel calcio gli avversari trovano sempre le contromisure. Aggiornarsi è fondamentale. Il calcio di Guardiola oggi è più verticale, più incline alla profondità. Ha mantenuto le sue prerogative, basate sul palleggio e sul possesso, ma è stato modernizzato. Il recupero palla e il pressing molto avanzato, oltre al dribbling. Non si era mai vista prima di Guardiola una squadra capace di riconquistare il pallone in quel modo“. Così l’ex allenatore ha riassunto la filosofia del tecnico del Manchester City in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
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