L’Italia rischia di restare fuori dalle Olimpiadi di Tokyo 2021 per la mancata emissione del decreto che dovrebbe ridonare l’autonomia al CONI. Il presidente Giovanni Malagò si è appellato al Governo per evitare un’esclusione storica, che causerebbe danni incommensurabili.
Il Comitato internazionale olimpico sembrerebbe avere decretato l’esclusione dell’Italia dai Giochi Olimpici di Tokyo in virtù della violazione della Carta Olimpica, che prevede che il CONI debba avere piena autonomia. Un aspetto che è stato violato con la riforma dello Sport messa in atto nel primo governo di Giuseppe Conte. I vertici del settore, in questi mesi, hanno chiesto a gran voce che venisse approvato il decreto utile a ristabilire l’ordine. Ciò, tuttavia, non è accaduto. Adesso per emanarlo serve una corsa contro il tempo ed il Governo in queste ore pare abbia altro a cui pensare. Le sorti degli atleti azzurri (che in caso di esclusione potrebbero partecipare alla competizione soltanto da “indipendenti”) sono dunque appese ad un filo.
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Giovanni Malagò, numero uno del CONI, ha richiesto al Governo di intervenire entro mercoledì 27 gennaio, data in cui l’esecutivo del CIO si riunirà per ufficializzare l’esclusione dell’Italia dalle Olimpiadi, in programma in Giappone a luglio. Soltanto un Consiglio dei Ministri imminente, che approvi il decreto pronto da tempo, eviterebbe al Paese una figuraccia, in termini d’immagine e politici oltre che sportivi.
“Siamo in una situazione probabilmente drammatica, anche se ancora teoricamente risolvibile. Fino al 27 gennaio, giorno in cui si riunisce il comitato esecutivo del Cio, abbiamo tempo, ma serve un provvedimento tampone da parte del Governo che fermi la delibera. Non so cosa decideranno, ma quanto scritto fino a oggi non lascia spazio a equivoci“. Lo ha detto Giovanni Malagò durante un’audizione sulla riforma degli enti sportivi alle Commissioni riunite Cultura e Lavoro. Il numero uno del CONI ha inoltre ripercorso i nodi da sciogliere affinché l’Italia rispetti i canoni contenuti nella Carta Olimpica: “La carta olimpica vieta categoricamente a un Comitato olimpico, qualunque esso sia, di operare per il tramite del governo e attualmente la società Sport e salute è il braccio operativo del governo. Per questo non si può adottare un contratto di servizio. Questo è il punto centrale di questa vicenda“.
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E prosegue: “Il Cio non chiede nulla di più e nulla di diverso da quello che il governo italiano si è impegnato a sistemare. È per colpa della politica se, in 25 mesi, il problema non è stato risolto. Non potete chiedere a me cosa delibererà il Comitato esecutivo del Cio ma a più riprese il presidente Bach, e non solo lui, ha fatto presente il problema in maniera eloquente“. Il timore, adesso, è che saltino anche i finanziamenti per i Giochi invernali in programma in Italia nel 2026: “Il Cio è sgomento. Possiamo ripagare così la fiducia ottenuta per Milano-Cortina? Le ricadute sarebbero incalcolabili. Centinaia di atleti mi hanno scritto chiedendomi se eravamo su ‘Scherzi a Parte‘. Parlano di follia. La mia è una supplica. Si tratta semplicemente di portare questo decreto per placare il rischio spaventoso che abbiamo con il Cio, poi starà ai parlamentari entrare nel dettaglio della riforma“.
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