Ha respirato l’atmosfera elettrica del Derby della Madonnina indossando sia la maglia del Milan che la maglia dell’Inter. Francesco Coco rivive la sua doppia esperienza a Milano e racconta le sue impressioni alla vigilia del match di questa sera.
A cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, era uno dei tanti talenti del calcio italiano mai sbocciati completamente.
Francesco Coco, oggi 43enne, indimenticato terzino sinistro di Milan e Inter, rivive un’emozione che conosce molto bene: il Derby della Madonnina. Cresciuto nelle giovanili rossonere, nel corso della sua carriera è poi approdato in nerazzurro dopo una parentesi non troppo fortunata tra Torino e Barcellona.
Alla vigilia del quarto di finale di Coppa Italia in programma stasera a San Siro (fischio d’inizio alle 20.45), il doppio ex ha raccontato le sue sensazioni in un’intervista rilasciata a “Tuttosport”.
Coco non fa parte della schiera di quelli che pensano che la Coppa Italia sia un obiettivo di secondo piano e che le due squadre siano più attratte dal campionato.
“Milan-Inter conta sempre, anche in amichevole. Poi che il campionato sia più importante rispetto alla Coppa Italia è un’altra storia. Ma vorranno vincere entrambe le squadre. Per la qualificazione e per quello slancio che un trionfo in una stracittadina può garantire. È una gara chiave. Chi perde rischia una botta emotiva non da poco”.
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Anche lui è rimasto sorpreso dal primo posto dei rossoneri al giro di boa della stagione di Serie A.
“Nessuno si aspettava il Milan campione d’inverno. Sono davanti a tutti inaspettatamente, ma con merito. È una sorpresa piacevole. Finalmente i rossoneri si trovano nelle zone che spettano alla storia del Diavolo. L’Inter la immaginavo lassù, come principale antagonista della Juventus”.
Secondo Coco, stasera non sarà soltanto Inter contro Milan ma anche Lukaku contro Ibra e Hakimi contro Theo Hernandez.
“Ibra e Lukaku sono leader e trascinatori, quelli che fanno la differenza”.
“Hakimi e Theo Hernandez? Sono fortissimi dalla metà campo in su: forniscono assist, segnano, sono abili negli inserimenti. Hanno gli stessi pregi e i medesimi difetti. Si stanno palleggiando lo scettro di miglior laterale del campionato. Devono migliorare a livello tattico e in quello difensivo, ma sono nel posto giusto”.
Questo campionato, secondo Coco, “è molto particolare, anche per via del Covid e della mancanza di pubblico. Inter e Milan possono giocarsela sino alla fine. La squadra da battere rimane la Juventus. Ma non dimentichiamo nella lotta al tricolore anche Atalanta e Napoli”.
Coco ha vissuto la prima esperienza importante del suo percorso da calciatore nel Milan: giocò in Serie A dal 1995 al 2001, fatta eccezione per le due stagioni vissute in prestito al Vicenza (1997-1998) e al Torino (1999-2000).
“Credo di aver vissuto gli anni top della storia rossonera: gli ultimi di Sacchi e i primi di Capello. Facevo parte delle giovanili, ma mi allenavo già con la prima squadra”, ha confidato l’ex laterale siciliano che in quegli anni si fece notare per le sue caratteristiche offensive non comuni.
Fu profondamente diversa la sua esperienza all’Inter durata tre stagioni, dal 2002 al 2005.
“Centrammo le semifinali di Champions e concludemmo il campionato al secondo posto. Poi nell’annata successiva ebbi dei problemi alla schiena. Mi consigliarono di operarmi ma andò malissimo. Sostanzialmente non recuperai mai più. Potevo essere al massimo al 20% delle mie possibilità. Di fatto la mia carriera era ormai pregiudicata“, ha ricordato.
Nel corso dell’intervista, Coco ha aperto un altro capitolo doloroso: lo accusarono di vivere una vita sregolata e di assumere droga.
“Mai preso quella roba. Mi hanno dato del drogato. Ma anche del gay dieci minuti dopo avermi dato del puttaniere. Ne ho sentite tante che non stavano né in cielo né in terra. Un calciatore può solo rispondere sul campo. Finché giocavo nessuno si era permesso di aggredirmi così a parole. Poi, quando evidentemente ero debole e fuori dai giochi, mi hanno massacrato, dicendo cose fuori da ogni logica. Per fortuna chi mi conosce sa come sono fatto. Ed è questo l’importante”.
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