Milan-Crotone 4 a 0: le parole di Pioli e Stroppa nel post partita

Con uno strepitoso 4 a 0 il Milan strapazza il Crotone, ultimo in classifica. I ragazzi di Pioli vanno in vantaggio grazie alla doppietta di Ibra, poi sigla il risultato finale Ante Rebic con altri due gol.

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Le parole di Pioli

Su Ibrahimovic, Pioli ha detto: “Di quello che fa Ibra, vedendolo come si prepara e allena, è difficile stupirsi. È un campione. È difficile riuscire a mantenere quello che sta facendo, quando sta bene ha quasi sempre fatto 2 gol. Ibra è questo qua. Sta aiutando tanto la squadra a crescere. Siamo soddisfatti, la partita non è stata per niente semplice. Abbiamo vinto meritatamente”.

Sulla classifica: “Quello che ci diciamo tra di noi deve rimanere tra di noi, abbiamo l’obiettivo di pretendere il massimo e provare a vincere ogni partita. Siamo consapevoli che diamo il massimo tutti i giorni per crescere, la partita da vincere è sempre la prossima. Non è il tempo di guardare la classifica, arriverà un periodo molto impegnativo. Speriamo di andare avanti anche in Europa. C’è ancora tanto da fare e tanto da spingere”.

Vorrebbe ancora Ibra al Milan? “Zlatan sta bene con noi, la cosa più bella è che lavoriamo bene. I giocatori sono contenti, siamo in un grandissimo club. Zlatan deciderà il suo futuro, credo che stia giusto che continui a giocare e che continui a farlo con noi per quello che sta facendo”.

Che tipo di miracolo fisico è Ibrahimovic, secondo Pioli? “È un atleta che ha grandissime motivazioni, cura il suo corpo in maniera perfetta in tutto: alimentazione, recupero, prevenzione. È un professionista eccezzionale ed è sorretto da un fisico incredibile. È stanco, sì. Non l’ho mai visto sgarrare. I giocatori fanno quasi a gara per arrivare primi a Milanello e andare via per ultimi, ma sono sempre io quello che arriva per primo (ride, ndr). Non c’è un mai un giorno che Zlatan salti qualcosa dei suoi lavori individuali. Se sta bene fisicamente può continuare a fare la differenza con quelle qualità tecniche che ha”.

Rebic o Leao a destra? “Credo che a nessuno dei due piaccia giocare a destra, sono più portati a stare a sinistra. Rebic ci ha giocato in nazionale, anche Leao ci ha già giocato. Può essere una soluzione, ma vediamo. Se c’è la disponibilità dei giocatori possiamo giocare con tanti attaccanti, ci vuole disponibilità: la voglia di recuperare, di fare una corsa in più. Avere giocatori pronti a subentrare è molto importante in un campionato difficile e in una stagione come questa”.

Quale sarà il momento decisivo del campionato secondo Pioli? “Tornando a Meite e Tomori ho la fortuna di lavorare con un club che ha scelto giocatori forti. Ho una rosa completa un organico molto forte. Le partite decisive arriveranno più avanti, ora siamo tante squadre in pochissimi punti. Tutte le prime sette sono fortissime e possono lottare per lo scudetto. Continuiamo ad avere la mentalità giusta ed essere equilibrati, continueremo a pensare alla prossima partita”.

Le parole di Stroppa

Dieci gol subiti in due partite. Per fortuna a San Siro si gioca solo due volte l’anno. Al netto del risultato, il tecnico ha ricavato alcune indicazioni soprattutto sul piano caratteriale prima ancora che tecnico o tattico: “La squadra ha commesso i soliti errori. La squadra ha sofferto, creato opportunità, poi quando è calato fisicamente la qualità del Milan è emersa. Non dobbiamo uscire dalle partite. Non continuiamo a parlare di bel calcio, altrimenti non andiamo da nessuna parte. Oggi il Crotone è stato pratico ma è mancato di reazione emotiva”.

La salvezza adesso, complici i risultati maturati sugli altri campi, diviene un miraggio. Anche ripetere l’impresa del 2017 sembra complicato. Anche se la salvezza dista soli quattro punti.Credo che i risultati arrivino dalle prestazioni ma non possiamo prendere gol in quattro contro due o dalla rimessa laterale. Ci serve l’attenzione e la cattiveria giusta nel leggere le situazioni ed essere molto più decisi nell’uomo contro uomo. Tornare a San Siro è stata un’emozione, quando ritrovo persone come Paolo Maldini, che conosco da quando avevo dieci anni e ho cominciato a giocare a calcio è normale credere qualcosa in più”.