Joao Pedro crede nella salvezza. L’attaccante del Cagliari vuole trascinare la sua squadra, che attualmente si trova al terzultimo posto della classifica, verso la permanenza in Serie A.
Titolare inamovibile e trascinatore indiscusso. Joao Pedro è uno dei simboli del Cagliari, con 208 presenze e 68 reti collezionato in sette annate (sei in massima categoria e una in Serie B). In questa stagione la sua squadra si ritrova tuttavia a dovere lottare per ottenere la salvezza. I rossoblù domani pomeriggio saranno impegnati nello scontro diretto con lo Spezia e l’attaccante brasiliano ha suonato la carica. La permanenza in Serie A è alla portata degli isolani, che non vogliono in nessun modo mollare. Il classe ’92 è il primo a dimostrarlo sul campo gara dopo gara.
Joao Pedro si è raccontato in una lunga e interessante intervista rilasciata al Corriere dello Sport. Dalle origini in Brasile fino alla pluriennale esperienza in Serie A. L’Italia è ormai diventata una seconda casa, così come il Cagliari, in cui milita da ben sette anni. “Sono il capitano di quello che per me è il Club migliore del mondo, vivo in una città stupenda davanti a un mare stupendo. La gente viene qui e non vuole più andarsene. Per me tutto questo equivale a essere il numero uno“. Insieme a lui tanti altri campioni, tra tutti Nainggolan: “Radja è uno che non lascia mai gli altri in mezzo al mare. Se riusciamo ad assecondarlo, aggiunge parecchio ad una squadra che comunque aveva già uno spessore notevole. Secondo me basta stare tranquilli per tenerci la A. Passione ed entusiasmo salveranno questa squadra, dipende solo da noi, dal Cagliari“.
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E sul tecnico Leonardo Semplici: “Ha portato maggiore serenità ed entusiasmo. Ci ha detto: ‘Avete qualità in abbondanza, state tranquilli e giocate come sapete’“. Poi un commento sui predecessori: “Lo scopo del gioco è segnare. Io ho cominciato da mezzala e ogni tecnico mi ha regalato un pezzetto di campo: Zeman, Rastelli. Con Maran sono diventato definitivamente una seconda punta. Se ho una caratteristica è spendere sempre tutto, in ogni partita. Credo che sia da quello che si giudica un giocatore, molto più che dai risultati o dalle cifre. Lavoro accanto a gente forte davvero. Pavoletti mi ha insegnato tutto ciò che una punta deve sapere. Come nasce il mio tiro forte con l’interno piede? Mi ero infortunato ad una caviglia, è stata un’assenza lunga. Appena rientrato non riuscivo a tirare di collo. Ho fatto di necessita virtù. E di un problema un’opportunità. Ci lavoro da anni“.
Joao Pedro, come la scorsa stagione, è attualmente il miglior marcatore brasiliano di tutti i maggiori campionati europei, nonché il secondo miglior marcatore del Cagliari dietro a Gigi Riva: “Conosco bene Gigi Riva e l’ho sempre ammirato. Per noi che viviamo e lavoriamo nel calcio a Cagliari è un dio. So di essere il secondo marcatore in A nella storia del Club, dietro solo a lui. Niente paragoni, per me è un onore essere accostati ad uno così“. E sulle esultanze pazze: “Le inventa mio figlio André. Io eseguo soltanto. Finché non gioisco come dice lui neppure si accorge che ho segnato“.
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Infine, qualche battuta sul suo passato in Brasile: “Andavo a vedere mio padre che giocava, non ho mai voluto fare altro da piccolo che non il calciatore. La mancanza di alternative è stata probabilmente la mia fortuna. Non mi sono reso conto subito di quanto sarebbe stata dura. Mai stato presuntuoso, semmai un minimo incosciente. Nel Brasile c’è una marea di giocatori straordinari e giovani, tutti decisi ad arrivare. Io credo che la fortuna abbia un ruolo, però nel calcio è sempre il merito a fare la differenza. Non credo di essere stato ignorato. Ho quello che mi sono guadagnato. Se dovessero chiamarmi, darò l’anima come ho sempre fatto“.
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