Il nuovo pilota della Ferrari si prepara per il debutto al volante della Rossa. Sainz ha ricordato il suo legame con Vettel ai tempi di Red Bull, oltre a parlare del peso legato al cognome che porta.
Il Mondiale di Formula 1 è ormai alle porte, mancano solamente tre giorni prima che la stagione prenda il via in maniera ufficiale. Si correrà in questo weekend il Gran Premio del Bahrain, la prima prova di quello che diventerà il campionato del mondo più duraturo di sempre, con ben 23 prove. Tra i protagonisti più attesi c’è senza dubbio Carlos Sainz, che rappresenta una delle più grandi novità della stagione. Dopo un paio di stagioni esaltanti alla McLaren lo spagnolo ha deciso di accettare la sfida della Ferrari, prendendo il posto di Sebastian Vettel.
Durante una lunga intervista rilasciata per Soy Motor, Sainz ha fatto capire quanto sia alta l’adrenalina alla vigilia della prima gara di una nuova stagione. Soprattutto per uno come lui, un vero e proprio amante del motorsport. Oltre al fatto che per lui sarà anche un nuovo debutto: “Il momento sognato di qualsiasi pilota, un misto di responsabilità e allegria derivato dal fatto di sapere che stai realizzando un sogno. E quindi tante emozioni che si uniscono, però soprattutto sento una grande speranza e una voglia matta di andare alla prima corsa”.
Per Carlos Sainz, la gara del Bahrain sarà anche quella in cui prenderà definitivamente il posto di Vettel alla guida della Ferrari. Lo spagnolo ha avuto un legame diretto con il suo predecessore a Maranello. Tanto da ricordarlo con gioia ed emozione: “Ho grande rispetto per Sebastian, un pilota che segnerà un’epoca della Formula 1 al margine delle stagioni difficili per le quali è passato. Il giorno che ha lasciato la Red Bull nel 2014 mi ha scritto una lettera. Io ero un pilota del simulatore, e lui pensò che ciò che io facevo era importante per lui e per tutta la squadra ed ebbe l’attenzione di salutare tutti gli impiegati in maniera personalizzata. Da allora ho sempre provato per lui grande affetto e rispetto. Abbiamo un rapporto che va al di là delle apparenze“.
Non si può non parlare delle prime settimane in Ferrari. Carlos ammette che l’adattamento procede bene, per gradi e secondo i piani: “Va bene, ed è un buon segnale. Non va sottovalutata l’importanza di essere lì, in Italia, tutte le settimane da lunedì a venerdì. Una cosa che in Formula 1 non si faceva: i piloti vivevano a casa propria e andavano al simulatore una volta al mese, e in fabbrica a un evento puntuale due-tre volte all’anno. Fino a tre anni fa era così. Io ho deciso diversamente, ho iniziato a cambiare questa cosa in McLaren, ho visto che ha funzionato e ho continuato in Ferrari. E penso che sia per questo che sembra che io sia in Ferrari da più tempo. Ho già accumulato una trentina di giorni con la squadra, per questo sembra che conosca gli ingegneri come se fossi stato con loro da tanto”.
Al fianco di Carlos Sainz, nelle prossime due stagioni (se non di più) ci sarà Charles Leclerc. La coppia dei “due Carletti”, com’è stata ribattezzata dai tifosi italiani, sta venendo su bene. Zero diatribe, zero rivalità, solo grande collaborazione: “Mi trovo bene con lui per varie ragioni. La prima è il rispetto reciproco. Ed è un’ottima base. Io lo rispetto per la carriera sportiva, per il suo talento, per ciò che ha fatto in Ferrari e in Formula 1 e per la sua storia, per quello che ha vissuto. Io sono un tipo familiare e se penso a ciò che ha vissuto lui mi viene spontaneo mostrargli rispetto e pensare che sia un bravo ragazzo e una persona interessante. Ed è così. E per questo andiamo d’accordo”.
Si passa poi all’esame introspettivo di Carlos Sainz, meno da pilota e più da uomo. Ben presto il neo-ferrarista si è dovuto rendere conto che in pista non esistono amici. Una cosa non facile da gestire per un tipo come lui: “Io sono sempre stato un tipo aperto, amichevole, uno a cui piace raccontare le proprie cose agli altri piloti. A 11 anni andavamo a mangiare tutti insieme il pezzo di pizza o il piatto di pasta. Poi scendevamo in pista e io pensavo che eravamo tutti amici. E invece mi sbattevano fuori, mi colpivano da dietro, lottavamo per corse importanti, le sconfitte facevano male. Ero sempre con mio padre che mi diceva: ‘O mordi o ti mordono’, e io non lo capivo. Non potevo comprendere come la gente potesse cambiare tanto il proprio modo di essere. Finché non ho imparato a farlo anche io: in pista devi mordere, ma fuori dalla pista continuo a essere me stesso“.
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Tra le altre cose Sainz, da quando è diventato un soggetto pubblico in quanto pilota di Formula 1, ha imparato a dosare le parole. Specialmente quelle dette in pubblico, che possono essere ‘usate’ diversamente dal loro contesto: “Oggi devi pensare molto ogni cosa che dici, perché può essere tirata fuori dal contesto e reinterpretata. È probabilmente la cosa che più faccio fatica ad accettare, perché a me piace dire le cose come sono, in maniera naturale. Mi piace aprirmi nelle interviste e a volte le cose prendono un’altra forma. Ed è un peccato. Il tradimento è qualcosa che farei una gran fatica a perdonare. Perdono, non porto rancore, ma il tradimento è un’altra cosa”.
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L’intervista si chiude parlando del rapporto tra Carlos Sainz e… Carlos Sainz. Il pilota della Ferrari ammette di non aver mai dovuto far leva sulle conoscenze del padre per fare carriera. E odia chi lega la sua storia sportiva a presunte raccomandazioni: “Tutte le persone che dicevano che io ero dov’ero in quanto figlio di mio padre mi hanno dato grande energia. Oggi no. Non ho più bisogno di quel combustibile. Ho dovuto dimostrare di non essere figlio di mio padre nel karting, alla Red Bull o nel primo anno in Formula 1. Erano in tanti in Spagna a pensare che ero arrivato lì per il mio cognome. Col tempo mi sono guadagnato il rispetto. Sicuramente c’è qualcuno che lo pensa ancora, ma non mi interessa”.
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