Serse Cosmi ha parlato prima di Roma-Crotone. Ma la sua analisi non si è limitata alla partita, allargandosi anche su altri argomenti legati più in generale al suo modo di insegnare calcio. Ed a quello che avrebbe potuto essere e non è stato.
Aveva detto che a fine campionato avrebbe parlato senza veli del suo Crotone, di cosa non era andato, delle critiche. Ebbene, il campionato non è finito, ma a Serse Cosmi qualcosa scappa lo stesso. Lui, del resto, è così. Mai banale nelle sue interviste, ben lontano dalle risposte precotte che non compromettono nessuno, mai patinatamente diplomatico.
In una delle conferenze stampa di qualche settimana fa aveva detto di aver sentito “commenti imbarazzanti”, che lui non condivideva affatto, sulla presunta mancanza di coraggio della sua squadra. Commenti un po’ superficiali sulla psicologia dei suoi ragazzi, figli di una lettura a suo parere fin troppo superficiale, quindi fondati sul nulla.
Prima di partire alla volta della Capitale, Cosmi ha spiegato che per i giocatori dovrebbe essere uno stimolo ed un orgoglio giocare all’Olimpico, pur in una stagione negativa e ormai irrimediabilmente compromessa. La retrocessione è arrivata e, con essa, una cocente delusione. Ma se per la classifica non farebbe differenza il piazzamento finale, per lui e per il club, sì: “Abbiamo un obiettivo che è importante per il club, che ci ha chiesto di non arrivare ultimi e questo ci deve tenere vivi”.
Una stagione sfortunata, che lui non è riuscito a raddrizzare, è vero, ma che ha visto esprimere alla squadra un gioco vivace e propositivo, unito ad un atteggiamento spregiudicato (forse anche troppo), ignorato forse colpevolmente da molti addetti ai lavori.
“Ci sono i giochisti ed i difensivisti. E io ormai ho l’etichetta del secondo e nessuno me la toglie. Dispiace, perché se le nostre gare fossero osservate senza pregiudizi, si noterebbe che siamo stati tutto tranne che difensivisti”.
Per la partita di domani, il tecnico umbro ha parole di grande rispetto per Paulo Fonseca, che a suo dire non ha fatto male e che ha proposto un’ottima idea di calcio, finché ha avuto i migliiri interpreti a disposizione: “Si è posto bene nei confronti di tutti, con grande rispetto. È arrivato qui con idee precise e quando ha avuto l’organico al completo ha giocato un gran calcio, confermando quanto di buono si diceva di lui. Secondo me non esce sconfitto da questa esperienza, anzi, se ne va arricchito”
Sull’imminente avvento dello Special One a Roma, ha detto: “È un valore per tutto il calcio italiano, conosce bene il peso del proprio ruolo. Il calcio ha bisogno di persone, non di personaggi, di questo spessore. I giornalisti dovrebbero saper dialogare con lui”.
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