Quindicesimo giorno di carcere nella prigione di Tacumbù ad Asuncion per Ronaldinho: è il giorno del suo quarantesimo compleanno.
Altro che auguri…
Non si è ancora risolta la grana con la giustizia paraguaiana per Ronaldinho. Il fuoriclasse brasiliano, ex stella del Barcellona, del Milan, campione del mondo nel 2002 con il Brasile e Pallone d’oro del 2005, è ancora trattenuto in carcere ad Asuncion in attesa che chiarisca come e perché stesse cercando di attraversare la frontiera con dei passaporti falsi.
La grana dei passaporti
La notizia Meteoweek l’aveva riportata in anteprima a poche ore dalla conferma ufficiale: era il 5 marzo scorso, e il giocatore era stato fermato insieme al fratello agente Roberto Nuno de Assis perché in possesso di alcuni passaporti contraffatti. L’arresto era avvenuto nel lussuoso albergo del centro dove Ronaldinho aveva fissato la sua residenza: era in Paraguay per partecipare a una trasmissione televisiva, presenziare all’inaugurazione di un progetto della sua fondazione e fare da testimonial per alcune iniziative del suo sponsor.
Passaporto ritirato in Brasile
Da quanto si è appreso Ronaldinho, cui il ministero della giustizia del Rio Grande do Sul, Stato brasiliano dove vive, aveva ritirato il passaporto tempo fa, aveva diversi documenti che gli consentivano di uscire dal brasile ed entrare in altri paesi: Paraguay, Uruguay, Argentina… ma erano tutti irregolari. Non è la prima volta che a Ronaldinho viene contestato un reato di questo tipo, ma in precedenza se l’era cavata con una multa. Stavolta invece è scattato l’arresto. E nemmeno i suoi avvocati sono riusciti a farlo uscire di galera. Ormai i giorni di detenzione sono sedici. Quello di oggi, poi, è il più triste: perché è quello del suo quarantesimo compleanno.
Festeggia i quarant’anni in cella
I programmi erano completamente diversi: Ronaldinho aveva organizzato una grande festa nella sua splendida tenuta di Porto Alegre che, paradossalmente, è proprio l’origine dei suoi guai visto che pare abbia realizzato alcune strutture edilizie senza permesso e ignorando i vincoli paesaggistici che esistono sul parco che circonda il suo immenso ranch.
Idolo del carcere
Le notizie che arrivano da Asuncion lo definiscono allegro e tranquillo: gioca a pallone con gli altri detenuti, si presta a diverse lezioni di dribbling per i ragazzi più giovani del suo braccio, ed è diventato uno degli idoli delle guardie carcerarie. Fa allenamento nella palestra all’aperto e si vede due volte alla settimana con gli avvocati la cui richiesta di scarcerazione è già stata respinta tre volte.
Un gol nonostante tutto
Tre giorni fa ha fatto vincere alla sua squadra il torneo del carcere anche se per lui le regole erano ferree: divieto di segnare. Pare tuttavia che a risultato ormai acquisito la soddisfazione se la sia tolta lo stesso. Su un pallone lungo arrivatogli dal portiere ha stoppato di petto, si è alzato la palla con la spalla sinistra e ha spedito nel sette in sforbiciata: spalle alla porta. Standing ovation di detenuti e secondini e gol convalidato. Ma per uscire dal carcere di Tacumbù, evidentemente, servirà altro.