L’ex giocatore di Sampdoria e Juventus si racconta dopo aver sconfitto il tumore. “Non volevo che i miei genitori mi vedessero mentre soffrivo e piangevo”, dice Gianluca Vialli.
Gianluca Vialli si racconta ai colleghi del tabloid inglese The Guardian. L’ex giocatore di Sampdoria e Juventus ha da poco sconfitto del tutto il cancro, e ora sente di poter parlare a cuore più leggero. Così, durante l’intervista il bomber che giocò anche i mondiali di Italia 1990 ha fatto capire perchè spesso si nascondeva e stava in disparte durante la malattia. “Ti senti come se stessi deludendo qualcuno, come i tuoi genitori. Perché non vuoi che i tuoi genitori ti vedano mentre soffri”. Anche perchè, dopo essersi costruito la nomea di duro in campo, “non esserlo mi ha messo a disagio”.
“Non volevo sembrare un povero ragazzo malato – prosegue Gianluca Vialli – . È anche un peso. La gente ti chiamerà per dimostrarti che ti pensa ma anziché passare del tempo al telefono avevo bisogno di tempo per me stesso. E il giorno in cui cominci a vedere le cose diversamente, la tua vita cambia”. E dopo aver sconfitto questo mostro, l’ex attaccante svela di essere pronto a cambiare completamente il suo atteggiamento. “Adesso mostro le mie paure con orgoglio – dice – , sono il simbolo di quello che ho passato. Adesso capisco che quando voglio piangere, piango, senza vergogna”.
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Gianluca Vialli svela il motivo per cui non voleva mostrare la sua debolezza. Un travaglio interiore che lo ha indotto ad affrontare la lotta contro il cancro in una maniera ben precisa. “Nel mio caso piangevo perché avevo paura dell’ignoto, non sapevo se sarei stato bene o no. Non ho mai pensato di dover combattere il cancro, perché sarebbe stato un nemico troppo grande e potente. L’ho presa come un viaggio con un compagno indesiderato nella speranza che si annoiasse e morisse prima di me”. Ma c’è anche la consapevolezza che il cancro potrebbe tornare: “Sfortunatamente queste cose hanno la tendenza a tornare. Ma al momento sto bene e spero continui a essere così finché morirò di vecchiaia”.
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Ma nella mente e nel cuore di Gianluca Vialli c’è anche la lotta contro il Coronavirus. Per uno come lui, nato a Cremona, le ultime sono state settimane difficili: “Per me è stato difficile perché vengo da Cremona, la città probabilmente con il più alto tasso di mortalità nella regione. In un certo senso sento che dovrei essere lì con la mia gente. Mi sono sentito così male a leggere che le persone morivano in ospedale senza i loro cari. È una tragedia”. E poi si augura che il calcio riprenda, perchè “alcuni psicologi dicono che dovremmo provare a fare le cose che ci danno piacere senza sentirci in colpa”. Anche se Vialli ammette che se fosse ancora un calciatore “probabilmente troverei difficile concentrarmi sul calcio perché c’è ancora gente che muore”.