Totò Schillaci durante gli anni trascorsi in serie A ha collezionato diversi momenti particolari della sua carriera, alcuni di questi per l’attaccante della Juventus è successo un qualcosa di molto importante e che ancora rappresenta un ricordo indelebile. Ecco di cosa si tratta.
Schillaci, come tanti altri giocatori, ha visto nel calcio un modo per allontanarsi anche dalle cattive compagnie che nella Palermo degli anni 80’/90’. L’approdo in Serie A per l’ex attaccante fu come una boccata d’aria, un modo per cambiare la sua vita potendo anche sognare in grande… molto più rispetto a quanto aveva fatto fino in quel momento.
A ogni modo, ecco che Totò Schillaci ricorda ancora il giorno in cui gli venne rivolta in camerino mentre si trovava al fianco di Roberto Baggio.
Totò Schillaci in occasione di una lunga intervista rilasciata a La Repubblica ha voluto ricordare cos’è successo nei giorni in cui l’Italia intera era in fremito dopo l’uccisione del magistrato Giovanni Falcone deceduto nell’attentato emesso a segno il 23 maggio del 1994.
Ricordando quel giorno, Schillaci al quotidiano ha raccontato: “Gli anni ’90 a Palermo sono stati terribili. Ho aperto tardi gli occhi. Pensavo a giocare, per me la mafia era una realtà locale. Il pizzo, il totonero, le bische. Finché una sera, in ritiro, Trapattoni si avvicina e mi fa: avete ucciso anche Falcone. Gli risposi: mister, ero con Baggio, chieda a lui cosa ho fatto. Non scherzava, l’aria era pesante. Ma andai a ripeterglielo quando lasciai la Juve: non l’ho ucciso io, né quei siciliani che non meritano pregiudizi”.
Durante la stessa intervista Totò Schillaci ha voluto anche raccontare anche il modo in cui la viveva la sua vita a Palermo, credendo appunto in un sogno senza mai perdere la fiducia in quel sogno che gli ha permesso poi di essere uno degli attaccanti più famosi della Serie A.
Totò Schillaci, infatti, ha poi concluso la sua intervista con il seguente ricordo del passato: “Non vengo da una famiglia benestante. Mio padre ci portava al mare a Mondello, al posto del salvagente avevo una camera d’aria per stare a galla. Ho fatto il panettiere, il gommista, l’ambulante, ho consegnato il vino, vendevo frutta. Volevo dei soldi in tasca, il calcio è stato la mia camera d’aria. Giocavo per ore col Super Tele, il pallone leggero. Nemmeno Pelé ci fa tre palleggi col Super Tele”.
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