Dalla pandemia di Coronavirus con gli effetti sul calcio fino alla Nazionale italiana. Il numero uno della Figc, Gabriele Gravina, ha parlato dei temi caldi del momento nel mondo del pallone, che a fatica sta tentando di rialzarsi a fronte dei numerosi cambiamenti che ha dovuto affrontare in questi mesi.
Gabriele Gravina affronta i temi caldi del mondo del pallone: dalla pandemia di Coronavirus alle difficoltà economiche delle società, fino al futuro da programmare. Il numero uno della Figc, da anni presenza incombente nel panorama nazionale ed internazionale del calcio, si è raccontato in una lunga ed interessante intervista al Corriere dello Sport.
La crisi del calcio
Gabriele Gravina si è espresso innanzitutto sui danni economici che la pandemia di Coronavirus ha arrecato al calcio italiano. Le società, in particolare, in assenza di introiti derivanti dalle biglietterie, potrebbero avere difficoltà con gli ingaggi dei giocatori. La scadenza sui pagamenti dei club professionistici, in tal senso, è fissata al 16 febbraio. “Il rapporto contrattuale tra società e atleti è legge tra le parti. L’unica possibilità è un accordo bilaterale per una dilazione, di fronte al quale la Figc può posticipare il termine. Ma non di tanto, altrimenti si finisce per svantaggiare chi ha pagato. Il che, anche sportivamente, sarebbe inaccettabile. Né l’Uefa né la Fifa possono intervenire. Neanche l’associazione calciatori avrebbe il potere di stringere accordi vincolanti tra le parti. La via è stretta. E richiede una presa di coscienza collettiva da parte di tutto il movimento. Questo è il passaggio che ci attende, se vogliamo salvaguardare un sistema“, ha spiegato.
Le sorti del mondo del pallone oggi sono interamente tra le mani dei vertici del Governo, i quali al momento non sembrano avere intenzione di riaprire gli Stadi. “Si dovrebbe prendere atto del fatto che questo sport finanzia le casse pubbliche con un miliardo e 300 milioni di tasse all’anno. Per ogni euro che riceve dallo Stato, il calcio ne restituisce 16,2. Non chiedo ristori, che pure sarebbero giusti, ma che nessuno ha fin qui ricevuto. Ma almeno agevolazioni fiscali concrete. E poi riconoscimento della nostra dignità. Del ruolo sociale che svolgiamo valorizzando i giovani, aggregando le comunità. E rispettando protocolli sanitari che ci costano decine di milioni di euro. Tutto a perdere. Perché qui non si tratta di fare profitti, di cui per ora non si vede neanche l’ombra. Ma di salvare un segmento dell’economia di mercato. E di dare un messaggio di speranza al Paese. Questo stiamo facendo“.
Molti aiuti all’economia delle società, in tal senso, arrivano da capitali esteri. Senza di questi le difficoltà sarebbero ancora maggiori. “Mi chiedo che cosa accadrebbe oggi al calcio italiano se non ci fossero capitali stranieri. Dobbiamo essere onesti. Se non sviluppiamo sostenibilità, se non riduciamo il rapporto tra costi degli ingaggi e ricavi, non potremo fare a meno di finanza che viene dall’estero. Il sistema ha perso imprenditori di spessore, stanchi di finanziare investimenti irrealizzabili“.
E in merito agli Stadi Gabriele Gravina precisa: “Sono una condizione essenziale della sostenibilità. Ma in Italia rischiano di essere un’utopia che si infrange ora su nostalgie architettoniche, ora su pastoie burocratiche, ora su pregiudizi ideologici e antindustriali. Senza stadi e senza vivai, altra incompiuta dell’economia calcistica, non si esce dalla crisi“. La questione dovrà essere chiarita soprattutto in vista di Euro 2021, che approderà anche in Italia in quanto itinerante: “Le partite sono quattro, non poca cosa. Ma se vogliamo di più, dobbiamo investire per chiedere e ottenere. Non chiedere e ottenere per investire. Bisogna ribaltare un paradigma culturale“.
Figc, Coni e Lega A
Il numero uno della Figc, inoltre, ha parlato del rapporto che ha con gli altri esponenti del calcio. “Non conoscevo Del Pino prima che entrasse in questo mondo. Apprezzo il suo equilibrio. In maniera discreta ha posizionato la Lega al centro della Federazione. Nel rispetto della scelta, che spetta a ciascun presidente, mi auguro che sia riconfermato. Malagò? Credo che, dopo esserci un po’ conosciuti, la nostra relazione sia diventata ottima. Lui si è convinto che il calcio italiano ha una guida seria e affidabile, e che la Figc sa stare nel Coni in maniera corretta e propositiva. Io gli riconosco qualità che danno energia e forza a tutto il movimento“, ha sottolineato Gravina.
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La Superlega
Bocciatura, inoltre, per la Superlega, un campionato tra le grandi d’Europa che sostituisca Champions League ed Europa League: “E’ un’ipotesi che non considero proprio. E mi rimetto a quanto assicurato dall’Uefa: la Superlega non si fa. Ma non credo che Agnelli parlasse di quello. L’obiettivo è un altro: far crescere il calcio, rafforzare la Champions dal 2024, senza mortificare i campionati nazionali. Nessuno che ami il calcio potrebbe cavalcare rivoluzioni che modifichino gli equilibri della democrazia sportiva“, dice Gravina.
La Nazionale
Tra i temi caldi del momento anche quello relativo alla Nazionale italiana e, in particolare, al futuro della panchina. “Mancini ha un contratto che scade nel 2022. Se ragioniamo con logiche di mercato, la Figc non può concorrere con club che hanno risorse ingenti da mettere sul piatto. Ma io farò di tutto per tenerlo. Il mio vantaggio è la sensibilità di Mancini verso l’azzurro. Non ho nessun motivo per dubitare che l’orgoglio nazionale sia per lui un grande valore. Mi ha detto: quando vuole ne parliamo. E presto ne parleremo. Ci sono tutte le condizioni per dare continuità a un progetto di media-lunga scadenza. Lippi? Il problema non esiste. Voglio metterla così. Noi abbiamo voglia di rafforzare il club Italia, ma non è un tema quello del direttore tecnico“, ha ribadito Gravina.
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Infine, la chiosa è dedicata a Paolo Rossi e alla volontà di mantenere vivo il ricordo del campione: “Ho comunicato ieri alla moglie Federica che gli intitoleremo la sala del consiglio federale. Ma è solo l’inizio. L’accademia che nascerà al Salaria Sport Village porterà il suo nome. E con la Lega studiamo di intestargli anche la classifica dei marcatori. La memoria è un valore del calcio. E i gol di Pablito la portano in cielo“.