Genoa, Shomurodov: “Il paragone con Messi? Per ora me lo tengo…”

L’attaccante uzbeko sembra essersi inserito bene nel campionato italiano. Shomurodov sembra molto concentrato sulla sua avventura genoana: “Penso solo a giocare, se arrivano complimenti ben vengano”.

Shomurodov meteoweek
Eldor Shomurodov – meteoweek.com (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Una delle rivelazioni di questa prima metà di stagione in serie A risponde al nome di Eldor Shomurodov. L’attaccante uzbeko si sta inserendo pian piano nel nostro campionato tra le fila del Genoa. Dopo un po’ di imbarazzo generale per un giocatore che non aveva mai ottenuto presenze in contesti importanti (proveniva dai russi del Rostov), la punta si sta ritagliando spazio sotto la guida di Davide Ballardini. Un inserimento graduale ma che sta portando poco per volta dei frutti importanti, visto che Shomurodov sta diventando sempre più importante per il Grifone.

Nel corso di un’intervista per la Gazzetta dello Sport, Shomurodov ha fatto capire quanto sia importante per lui l’impegno. Un valore fondamentale per riuscire a emergere: “Ero consapevole, quando ho detto sì al Genoa, delle difficoltà che avrei trovato in Italia, ma avevo solo un modo per potermi imporre: impegnarmi tanto. Sempre. In fondo, è ciò che ho sempre fatto in carriera. Ci sto riuscendo, ma siamo solo all’inizio del mio cammino”. Ma in questo caso, anche i compagni di squadra del Genoa sono stati importanti per il suo adattamento: “I compagni mi hanno aiutato. Ho avuto un buon feeling con tutti sin dall’inizio“.

Shomurodov è figlio e nipote d’arte, in quanto papà e zio giocavano a calcio. Una passione che è cresciuta in lui fin dalla più tenera età: “La passione per questo sport in famiglia è enorme. Ho letto la storia del club. Se penso da dove sono partito, il mio senso di responsabilità aumenta“. Ma qual è l’obiettivo di Eldor, nella sua avventura italiana? “Sono soltanto il secondo uzbeko arrivato a giocare in Serie A dopo Zeytulaev. Voglio e devo essere di esempio per i giovani del mio Paese. In Uzbekistan ci sono molti talenti che meriterebbero di avere un’occasione all’estero, e probabilmente questa mia esperienza servirà a portare qui altri connazionali. Questo è l’aspetto che oggi più mi sta a cuore. Con impegno e forza di volontà non è impossibile trovare spazio nel vostro calcio“.

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Shomurodov, che fa dell’abnegazione la sua caratteristica migliore, ha fatto capire anche quanto è stato faticoso arrivare a certi livelli. “Io ho lavorato tanto sul fisico – svela – . Ma il resto è una questione di testa. Giocavo nelle giovanili del Mash’al, in Uzbekistan: lì capii che un attaccante è completo non solo se è potente, ma se sa pure governare il pallone”. I suoi modelli sono Drogba e Rivaldo, e durante l’intervista ha anche spiegato perchè: “Il secondo ha giocato nel Bunyodkor, di cui pure io ho vestito la maglia. Drogba è forte, ma pure un carattere estremamente libero. Perciò è un modello da seguire”.

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Shomurodov è diventato un buonissimo attaccante. Ma all’inizio della carriera giocava in ben altre zone di campo: “A inizio carriera venivo schierato anche in difesa. Ma mi sono sempre adattato bene. Io gioco per la squadra“. In patria lo chiamano “il Messi uzbeko“. Un nickname importante al quale non riesce a darsi una spiegazione: “Mai l’ho capito, a dire il vero. Ma ora me lo tengo…”. E sul rapporto con Davide Ballardini, Shomurodov fa capire quanto sia legato a lui: “Devo dare ragione al mister. Bisogna sempre fare un esame di coscienza dopo le partite, anche quando sono andate bene, per capire se sarebbe stato possibile fare di più. Ora penso al Genoa. Per i complimenti, semmai, ci sarà tempo più avanti”.