L’ex presidente del Coni, oggi a capo della Federazione cestistica, fa capire che non si può arrivare a questo punto. Petrucci non crede a una decisione così grave, ma punta il dito anche sulla poca considerazione per lo sport da parte di Montecitorio.
Continuano a far discutere le voci che circolano in merito alla querelle tra il Coni e il Cio. Al centro del contendere c’è ancora la questione relativa all’eventuale assenza di bandiera e altri simboli per l’Italia ai Giochi Olimpici di Tokyo. La riforma dello Sport, varata dal primo Governo Conte nel 2019, sembra mettere in grande difficoltà il movimento sportivo nazionale in termini istituzionali. E la sensazione è che la rotta intrapresa dal Comitato Olimpico Internazionale verrà mantenuta in questa direzione, ovvero la mancata rappresentatività per i nostri atleti.
In tal senso ha preso la parola Gianni Petrucci. Il predecessore di Giovanni Malagò al comando del Coni è ora presente della Fip. Il numero uno della Federbasket, rieletto nei mesi scorsi con voto unanime (anche se senza avversari), in collegamento su Radio Anch’io Sport ha detto la sua su questa querelle: “Non credo il Cio abbia preso una decisione ma è veramente grave. O non c’è la volontà o non c’è l’autorità, o non si è capita la gravità della situazione. Mai si è arrivati a un punto tale, come Coni siamo nel G1 e e come risultati nel G6: non possiamo essere umiliati perché non ancora c’è la piena autonomia dello sport italiano“.
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Secondo Petrucci, si parla anche troppo delle figure a capo delle singole federazione. Ma si pone troppo poco l’accento sullo scarso interesse che le istituzioni hanno avuto e continuano ad avere per lo sport in questi ultimi anni. “Si è fatta tanta ironia sui presidenti federali, che poi sono sempre stati confermati. Sono dei misteri: per cambiare lo sport bisogna conoscerlo, lo stato ha il diritto-dovere di intervenire ma negli ultimi anni abbiamo avuto cinque riforme. Negli interventi del Parlamento non è mai uscita la parola sport: sono segnali allarmanti, è vero che siamo in una pandemia devastante ma non c’è la cultura dello sport“.
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In conclusione, Petrucci sostiene che il movimento sportivo italiano stia facendo ottime cose. Per questo motivo, la mancata rappresentatività ai Giochi di Tokyo per questioni di carattere politico potrebbe essere un grande problema per l’intero movimento. “Non credo si arrivi a tanto – ha detto Petrucci – , se c’è un minimo di buona volontà a fare un decreto legge, su una cosa semplicissima, non ci vuole nulla. E poi, Malagò sarà confermato tra qualche mese, lo sport italiano continua a ottenere risultati straordinari e tra poche settimane c’è Cortina: siamo sconfortati ma nonostante tutto resto ottimista. Per me si farà un Consiglio dei Ministri tra oggi e domani, non possiamo avere quest’onta in giro del mondo. Malagò è un membro del Cio – conclude il numero uno della Fip – , non è un passante“.