Aleksander Ceferin, ai microfoni di Journal du dimanche, torna a parlare della Superlega e delle prossime novità che riguardano la Champions League
Il presidente della Uefa torna a parlare della Superlega e dei dodici club che hanno lavorato alle sue spalle alla creazione di una nuova competizione
“Credo che la spinta sia partita, nel 2019, dalle discussioni sul nuovo format della Champions. Lì alcuni club hanno iniziato a lavorare seriamente sulla Superlega, ne hanno discusso tre anni prima dello strappo e l’hanno preparato mentre ci stringevano la mano“.
Il 19 aprile 2021 Ceferin se lo ricorda bene, in particolare non dimentica due giorni particolarmente stressanti, al telefono dalle sette del mattino a mezzanotte. Il presidente spiega che i club contavano sul fatto che dodici club si staccassero e che gli altri poi li avrebbero seguiti.
“Non li ho più sentiti, ma non ho problemi con i tre club (Real Madrid, Barcellona e Juventus), che hanno grande tradizione e che rispetto. Se dovessero chiedere un incontro, mi siederei a parlare con loro, per il bene del calcio”. Anche se, racconta il numero 1 della Uefa, continua a ricevere cause giudiziarie. La Corte di giustizia europea non si è ancora pronunciata, ma la Uefa può conatere dalla sua parte su tutti i governi dell’Ue, sulla Commissione europea, il Parlamento europeo e il governo britannico.
“Non posso dire che cosa succederà tra venti, trenta o quarant’anni, ma di sicuro nei prossimi dieci anni non ci potrà essere alcuna Superlega, perché nessuno la vuole tranne chi pensa che il calcio sia solo questione di soldi“.
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Sulla possibilità di fare il Mondiale ogni due anni: “C’è un memorandum d’intesa, ma non si tratta di una risposta al Mondiale biennale. Nel congresso Fifa, Europa e Sudamerica hanno insieme 65 voti, che non sono sufficienti, ma Uefa e Conmebol hanno dichiarato con chiarezza che non parteciperanno mai a una Coppa del mondo ogni due anni. E un Mondiale senza Europa e Sudamerica non è un vero Mondiale“.
Inoltre, racconta Ceferin, la Uefa ha ricevuto chiamate telefoniche da altre confederazioni continentali e da singole federazioni nazionali contrarie alla cadenza biennale. La speranza del presidente è che prevalga il buonsenso: usare il voto sarebbe una forzatura a scopi populistici contro i tifosi, l’opinione pubblica, le autorità sportive e l’Unione europea stessa.
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La Champions League potrebbe cambiare format: via le semifinali e si passa, come nel basket, alle Final Four: “Non c’è alcuna decisione, è presto. Io sono convinto che sarebbe un grande evento, ne ho parlato con alcuni club e col presidente dell’Eca Al Khelaifi. Ci sarebbe da risolvere il problema dei mancati introiti delle partite casalinghe delle semifinali, che però possono essere compensati dai maggiori ricavi della Final Four“.
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