In una lunga intervista Zinedine Zidane ha parlato di tutto: dalla sua carriera al suo futuro. Ecco cosa è emerso.
Nel giorno del suo 50esimo compleanno è uscita una lunga intervista di Zinedine Zidane a L’Equipe in cui ha parlato del suo futuro e di ciò che spera di raggiungere.

Zinédine Zidane festeggia oggi cinquant’anni. In una lunghissima intervista rilasciata a L’Equipe ha trattato vari argomenti. Di quando ha iniziato a giocatore, a quando è diventato giocatore e ha vinto tutto e della sua carriera attuale da allenatore. Una delle domande riguarda anche il suo presente: da quando ha lasciato il Real la scorsa estate l’allenatore non è ancora tornato ad allenare. Le voci di mercato riguardanti il suo futuro sono diventate più fitte: nelle ultime settimane è stato spesso accostato al Paris Saint-Germain. Un rumor che è stato smentito dal presidente Al-Khelafi, che ha detto di stimare il francese, ma che non rientra nei piani del club e dunque non siederà sulla panchina del Parco dei Principi. Zizou, però, non ha escluso questa opzione per il futuro: “Io al Psg? Mai dire mai, soprattutto oggi, da allenatore. Da giocatore avevo la possibilità di andare praticamente in tutti i club al mondo. Da allenatore invece non ti cercano in cinquanta, magari in due o tre”.
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Zidane, dall’adolescenza al suo futuro
Zidane ha raccontato che per diventare calciatore ha dovuto affrontare non poche difficoltà: su tutte quella di lasciare la famiglia a soli 14 anni. Ecco le sue dichiarazioni: “Andare via a 14 anni mi ha cambiato la vita. Lasciare casa e famiglia ti fa crescere e ti fa diventare uomo. I più preoccupati erano i miei genitori, non io. Decisero di mandarmi a vivere in una famiglia: era la sola condizione perché mi lasciassero partire. Avevano paura delle frequentazioni pericolose. Così partii per Cannes, dove mi reclutò il signor Varraud, che per me è stato come un secondo padre. E pensare che quando mi vide giocare a Septème, neanche facevo il centrocampista. Mancava un difensore e mi misero lì. Sapete perché mi prese? Perché feci un tunnel nella mia area di rigore… Da quel momento ho iniziato a lavorare come un matto. I miei genitori erano dispiaciuti che lasciassi gli studi, ma io volevo diventare un calciatore. Ci ho messo tutto me stesso, volevo fossero fieri di me”.