Watford, il giocatore-simbolo Troy Deeney ammette i problemi psicologici

Troy Deeney, la punta centrale del Watford da ormai dieci anni, ha raccontato i suoi problemi con la violenza e l’acol, spiegando anche come è stato possibile per lui venirne fuori. Poi dà un consiglio a tutti.

Watford, Troy Deeney festeggia il suo secondo gol al Crystal Palace, 13 febbraio 2016 (foto di Ian Walton/Getty Images)
Watford, Troy Deeney festeggia il suo secondo gol al Crystal Palace, 13 febbraio 2016 (foto di Ian Walton/Getty Images)

Troy Deeney ormai gioca nel Watford dal 2010, di cui è diventato una bandiera. In molti avevano pensato che l’attaccante, dopo la retrocessione degli Hornets dalla Premier League alla Championship, avrebbe cercato un’altra squadra in cui ricollocarsi. Invece il trentaduenne ha deciso di rimanere a combattere per la sua squadra.

Il giocatore è sempre stato famoso per il suo carattere molto vivace, ai limiti della violenza: nel 2012, infatti, è anche finito in prigione per una rissa in cui avrebbe preso a pugni uno studente. Troy Deeney ha voluto ripercorrere la sua vita attraverso la piattaforma web americana The Players Tribune.

Troy Deeney, l’ammissione: “Ho dei problemi psicologici”

Troy Deeney non nega di aver sempre avuto un carattere sopra le righe ed ai limiti della violenza, ma ha anche spiegato di aver chiesto supporto a degli esperti per aiutarlo a capire i suoi problemi psicologici. L’attaccante del Watford ha dunque capito che la sua ostinazione e precisione che mette nel lavoro di calciatore derivano dalla sua figura materna, mentre la sua predisposizione a cacciarsi nei guai l’ha appresa dal padre.

Deeney ed il fratello, infatti, si trovavano spesso a casa soli con la madre, che gli raccontava di ipotetici viaggi di lavoro del padre. Solo dopo Troy Deeney scoprirà che il padre invece entrava ed usciva dalla prigione. Oltre a questo, la figura paterna si è anche rivelata molto violenta. Se dopo la separazione dei genitori non fosse intervenuta la polizia, molto probabilmente avrebbe ucciso lui, il fratello e la madre a pugni.


Leggi anche:


L’analisi e la riabilitazione di Troy Deeney: “Voglio essere ricordato come una persona attenta”

Troy Deeney poi racconta di come la prigione lo abbia aiutato a capire di dover chiedere aiuto a degli specialisti. L’attaccante aveva infatti maturato una dipendenza dall’alcol, oltre alla predisposizione alla violenza. Questi due atteggiamenti li aveva imparati dal padre, che rifiutava di mostrarsi nelle sue deboezze. Inoltre, la totale assenza di una figura genitoriale che lo seguisse lo aveva condotto a seguire una vita senza regole, dedita solo allo sperperamento dei soldi guadagnati con il calcio.

Nonostante Deeney riconosca di non essersi ancora riabilitato completamente, ha già capito quale tipo di persona lui aspira ad essere, e quali sono i suoi valori. Il calciatore scrive: “Voglio essere quel tipo di calciatore che, quando lascerò il Watford, tutti ricorderanno come una persona attenta e gentile. Faccio sempre del mio meglio che a nessuno della società manchi un mazzo di fiori o gli auguri quando è il loro compleanno, perchè se queste attenzioni ci fossero state con me in passato, ecco, avrei avuto una vita diversa. Chiedere agli altri, anche agli sconosciuti ‘Come va?’ con sincero interesse, può cambiare la vita a qualcuno“.