Il Comitato olimpico internazionale sembra essere intenzionato ad aggiungere l’Italia alla lista dei Paesi sospesi in vista di Tokyo 2021. Al centro della decisione c’è la riforma dello sport varata dal primo governo Conte, che ha privato il CONI di parte della sua autonomia. L’unica chance che adesso il Governo ha di ottenere il via libera consiste in un decreto salva CONI da approvare in extremis.
Il Comitato olimpico internazionale non ha dubbi in merito all’esclusione dell’Italia dalle Olimpiadi di Tokyo. Gli atleti azzurri, come quelli di Russia e Bielorussia, potranno prendere parte alla competizione esclusivamente come indipendenti, dunque senza inno, bandiera o colori. L’ufficialità arriverà mercoledì 27 gennaio al termine dell’incontro dell’esecutivo, ma le indiscrezioni sembrerebbero già avere ricevuto conferma da fonti interne al CIO. Il Paese, in questo modo, andrebbe incontro ad un fallimento storico, nonché a gravi danni economici. Il Governo, tuttavia, potrebbe avere un’ultima chance per evitare la clamorosa esclusione.
Le motivazioni dell’esclusione dell’Italia dalle Olimpiadi
Al centro della questione relativa all’esclusione dell’Italia dai Giochi Olimpici c’è la riforma dello Sport varata dal primo governo del Premier Giuseppe Conte. Essa ha riorganizzato il CONI togliendogli in parte l’autonomia che viene ritenuta imprescindibile nell’articolo 27 della Carta Olimpica: “I Noc – si legge – devono preservare la loro autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, pressioni politiche (…) Il comitato esecutivo del CIO può adottare le decisioni più appropriate per la protezione del Movimento Olimpico nel paese di un Noc, compresa la sospensione o il ritiro del riconoscimento di tale Noc, se la costituzione, la legge o altre norme in vigore nella Nazione in questione, o qualsiasi atto da parte di organi di governo o altri organismi, sia di ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso”.
La questione è sul tavolo ormai da tempo. Già in sede di definizione della riforma sullo Sport il CIO aveva sottolineato i punti di contrasto tra quest’ultima e la Carta Olimpica. Il Governo ha a lungo promesso una modifica. Il Premier Giuseppe Conte stesso aveva dichiarato che si sarebbe interessato in prima persona al fine di trovare una soluzione che garantisse l’autonomia del CONI. Ciò, nonostante i tanti mesi trascorsi, non è mai avvenuto. La contro-riforma del ministro per le Politiche giovanili e per lo Sport, Vincenzo Spadafora, infatti, non ha affatto risolto i problemi. Lo avevano già evidenziato i vertici del CIO stesso attraverso una lettera recapitata al Governo. “Il CONI – scrivevano – non dovrebbe essere riorganizzato mediante decisioni unilaterali da parte del governo. La sua governance interna e le sue attività devono essere stabilite e decise nell’ambito del proprio statuto, e la legge non dovrebbe avere per obiettivo un micromanaging della sua organizzazione interna e delle sue attività. Le entità che compongono il CONI dovrebbero rimanere vincolate agli statuti del comitato, della Carta Olimpica e agli statuti delle organizzazioni sportive internazionali alle quali sono affiliate”.
La problematica, dunque, è alla luce del sole da diverso tempo. Fino a qualche giorno fa Giovanni Malagò aveva espresso le proprie preoccupazioni in merito all’esclusione dell’Italia dai Giochi Olimpici, che adesso sembrerebbero essere divenute realtà. “Siamo molto preoccupati per ogni giorno che passa, oggi tutti sanno la problematica, il nostro Paese è fatto così ma il nostro Comitato olimpico non se lo merita“, aveva detto il numero uno del CONI. Ora soltanto una corsa contro il tempo può salvare il Paese.
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La soluzione
L’unica chance che il Governo ha per salvare la partecipazione dell’Italia alle Olimpiadi di Tokyo è quella di indire un Consiglio dei Ministri entro ventiquattro ore, che dovrebbe approvare entro mercoledì 27 gennaio il decreto salva CONI. Esso è pronto ormai da diversi mesi, ma a seguito di una lunga e complessa querelle non è mai stato approvato.
Nel caso in cui la corsa contro il tempo non dovesse andare a buon fine si andrebbe incontro ad una figuraccia mondiale, politica oltre che sportiva. Non soltanto, infatti, gli atleti dovranno gareggiare da “indipendenti” (senza bandiera, inno né colori; come già decretato per Russia e Bielorussia), ma verranno meno anche i finanziamenti del CIO al Paese. Un aspetto deleterio soprattutto in vista dei Giochi olimpici di Milano-Cortina del 2026. La causa non sarebbero altro che i continui rinvii del Governo.