Zverev: “Voglio vincere tutto. Covid e Australia? Vi racconto la quarantena”

Alexander Zverev si racconta dall’Australia alla vigilia dell’inizio della nuova stagione di tennis. Il mondo dello sport, infatti, sta tentando di ripartire nonostante le difficoltà dettate dalla pandemia di Coronavirus.

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Alexander Zverev, tennista tedesco, è al momento in Australia (Photo/Getty Images)

In una Australia ormai da novembre Covid-free si sono riuniti i protagonisti del mondo del tennis. I tornei di preparazione sono già iniziati ad Adelaide, ma il via agli Australian Open sarà dato soltanto l’8 febbraio. Intanto gli atleti sono stati sottoposti a quarantena per questioni di sicurezza. Per alcuni giorni sono stati costretti a rimanere chiusi nelle stanze dei loro alberghi, ma a seguito dell’esito dei tamponi — per fortuna negativi — hanno potuto iniziare gli allenamenti all’esterno, pur rimanendo all’interno nella bolla. Ogni movimento avviene infatti nel rispetto di un rigido protocollo. A parlarne alla vigilia dell’inizio della nuova stagione, in un’intervista esclusiva a Eurosport, è stato Alexander Zverev. Il tedesco ha toccato diversi temi caldi del momento.

Gli obiettivi di Zverev

Alexander Zverev non vede l’ora di tornare a dare mostra delle sue qualità sul campo. “Gli obiettivi in teoria sono molto semplici: giocherò per provare a vincere tutti gli slam, ma ovviamente bisogna essere realistici. Non sarà facile. Ma l’attenzione principale è ovviamente rivolta ai 4 tornei più importanti, quelli dello slam. Oltre a quelli per me saranno importanti anche le Olimpiadi. Lavoro però facendo un passo per volta, è questa la chiave”, ha detto. Non dimentica, tuttavia, la sconfitta agli US Open: “Ci penso ancora ogni giorno. Sono il primo tennista in 75 anni a perdere una finale del Grande Slam dopo aver condotto 2-0 nei set. Non me lo leverò dalla testa finché non vincerò uno slam”. È per questa ragione che proverà a continuare a migliorarsi: “L’anno scorso alla fine ho avuto buoni risultati, i miei numeri nei torni dello slam sono migliorati. Al di là di questo però devo lavorare sul servizio; e sull’aggressività nei momenti importanti della partita. Su quello posso ancora migliorare”.

Pochi mesi fa, tuttavia, il tedesco ha dovuto fare i conti con la separazione con l’allenatore David Serrer: “Io — precisa il tennista tedesco — non volevo assolutamente separarmi da lui. Ci eravamo detti che ci saremmo parlati dopo le ATP Finals di Londra per capire un po’ la situazione a livello globale. Lui poi mi ha chiamato e mi ha spiegato che per lui era una situazione difficile, che avrebbe voluto passare più tempo con sua moglie e suo figlio. Per seguirmi nei tornei ovviamente in questo momento ci sono tutta una serie di precauzioni da seguire, come in questo caso 2 settimane di quarantena. Tempo che l’avrebbe tenuto troppo lontano dalla sua famiglia. Mi è dispiaciuto molto perché davvero non volevo che mi lasciasse, è stato un allenatore magnifico. Escluso mio padre, il miglior allenatore che abbia avuto. Ovviamente ho dovuto accettarlo, ma davvero è stato un peccato perché credo che fossimo un’ottima coppia a livello di personalità e di visione sul tennis e su come allenarsi. Fare l’allenatore ovviamente non è solo lavorare sul campo ma una questione di personalità: bisogna andare d’accordo. E con David io andavo molto d’accordo”.

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Alexander Zverev in campo contro Diego Schwartzman (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

Covid-19, quarantena e Djokovic

Alexander Zverev ha inoltre ammesso di non stare vivendo male le restrizioni dettate dalla pandemia di Coronavirus in corso: “Siamo tutti in buona salute. Il periodo di quarantena in realtà non è stato così male come tanti pensavano sarebbe stato. Ci è stato permesso di allenarci praticamente tutti i giorni, ad eccezione di coloro che erano in hard-quarantine. Dobbiamo anche capire dove siamo. Siamo in un paese che non ha più casi Coronavirus e ha fatto un ottimo lavoro. Dobbiamo affrontarlo ora e non arrabbiarci troppo, perché finita la quarantena di fatto potremo tornare a vivere una vita normale“.

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E sulla lettera scritta da Novak Djokovic Craig Tiley, CEO di Tennis Australia, in cui veniva richiesto di rendere meno duro l’isolamento degli atleti: “Quelle erano le richieste degli altri giocatori che sono in quarantena. Eravamo tutti in una chat di gruppo. Novak — spiega — era lì solo come leader e come giocatore numero uno al mondo e ha inviato la lettera. Non erano sue richieste, ma quelle degli altri giocatori. È stato di nuovo dipinto come il cattivo, il che non è assolutamente vero né tanto meno corretto: si è semplicemente fatto portavoce degli altri”.

I progetti extra-campo

Infine, il tennista ha parlato dei progetti fuori dal campo: “Penso che sia arrivato il momento per me di fare qualcosa per aiutare le persone, specialmente in questo momento così complicato. Nel 2021 voglio creare la mia fondazione ed è un progetto a cui sto lavorando con mio fratello Mischa. Ultimamente fuori dal campo c’è stato qualche problema di cui si è parlato tanto. Da questa situazione però sto cercando di prendere il meglio, di imparare comunque qualcosa per diventare una persona migliore: è quello che sto cercando di fare”. 

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Presto, inoltre, diventerà padre: “Sarà a marzo, non vedo l’ora. E’ sicuramente uno dei momenti più importanti della vita di una persona. Vediamo come mi cambierà le cose. E’ certamente stata — conclude Zverev  la notizia più bella del mio 2020″.