Il campione di Tavullia ha parlato del Covid, svelando di essere pronto a vaccinarsi. Sul piano sportivo, Valentino Rossi è consapevole che il prossimo sarà un altro Mondiale anomalo.
Correva l’anno 2002, quando un giovane e talentuoso pilota si affacciava nel massimo palcoscenico motoristico su due ruote. Il suo nome era Valentino Rossi e il mondo parlava già di lui come di un potenziale campione. E il mondo non aveva torto, visto che nel frattempo quella moto con il numero 46 sulla carena volava. Oggi, nel 2021, Valentino Rossi si prepara a vivere il suo Mondiale di MotoGP numero 20 in carriera. Una storia affascinante, che lo stesso pilota di Tavullia ha provato a rivivere, in un’intervista rilasciata per il Corriere della Sera.
Prima di parlare di corse, però, Valentino ha parlato di Covid. Anche lui rientra nella categoria dei “positivi illustri” nel mondo dello sport. Una condizione che davvero si fa fatica ad augurare a qualcuno: “Non mi faccio mancare niente, nemmeno il Covid. Contagiato nel momento peggiore, due gare perse, molto tempo per tornare negativo. Una volta smaltita la malattia sono stato quasi contento di aver superato l’ostacolo, mi sono un po’ rilassato, ma questo virus porta la solitudine. Nessuno ti viene a trovare, sembri un appestato. Per chi deve lavorare per forza sotto pandemia la vita è uno schifo. E ho capito che nessuno capisce bene cosa stia accadendo“.
In tal senso, Valentino Rossi fa capire che, non appena arriverà anche il suo momento, non esiterà a vaccinarsi. “Sono pronto, mi pare l’unica speranza per tornare a una vita normale“, ha detto. Il tutto in vista di un Mondiale non riesce ancora a trasportare verso una dimensione di normalità. “Sarà un altro campionato anomalo – sostiene Rossi – . Lo scorso anno, in gara con attorno tribune vuote mi domandavo: che senso ha? Cosa ci faccio qui? Spero vada un po’ meglio, niente più corse replicate sulla stessa pista, insomma mi aspetto almeno un Mondiale più vero“.
Valentino Rossi e il decimo titolo
Da ormai qualche anno, l’ossessione di Valentino Rossi si chiama decimo titolo mondiale. Un obiettivo che non riesce ancora a raggiungere, come se ci fosse una maledizione a privarlo di questa gioia. “Corro perché penso di riuscire a vincerlo – ha detto – . Ma non è un’ossessione. Sarei contento di fare bene, fare podi, essere protagonista, in lotta”. E poi c’è l’ultima vittoria in MotoGP, vecchia ormai di tre anni: “Vincere è una faccenda tosta, perché il livello dei piloti è altissimo. Ho avuto almeno tre opportunità in questi anni, è mancato sempre un pelo, qualche caduta di troppo e spesso abbiamo sofferto tecnicamente”.
Ma come cambia la vita di un pilota che arriva alle soglie dei 42 anni? Valentino Rossi ammette che c’è una visione del mondo completamente diversa rispetto a prima: “Cambiano le priorità. A vent’anni pensi a correre e poi a correre. Fine. Cosa accade tra una gara e l’altra non lo ricordi neanche. Adesso è diverso, anche se tra allenamenti, alimentazione da curare, gare e test, le giornate sono identiche a quelle del passato. Però, i pensieri sono anche altri. Riesco persino e seguire un po’ la politica. Continuo a non capire una mazza, ma seguo”.
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Valentino e Marc
Durante l’intervista non si può non parlare di Marc Marquez. In primis per l’infortunio alla spalla che potrebbe tenerlo ancora fuori dalle corse. Valentino si è dato una risposta sull’errore commesso a monte: “Credo voler tornare a correre troppo presto dopo l’operazione e non ho capito come abbiano permesso che accadesse. Allora: il dottor Costa è stato pioniere, un luminare. Ha rivoluzionato cure e modi di recupero, riducendo i tempi dell’immobilità, ha indicato una via preziosissima. Poi, dopo quel rientro lampo di Lorenzo ad Assen nel 2013, per evitare rischi in eccesso, la Dorna ha fissato dei paletti. Con Marquez sono saltati tutti, di colpo, chissà come mai“.
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Ma Valentino è dispiaciuto per l’eventuale prolungata assenza del campione spagnolo? “Mi dispiace moltissimo che non possa correre – dice con fare diplomatico – . Se guarirà, cosa che al momento non sa nessuno, nemmeno lui, tornerà forte come prima. Ma non è stato Marquez l’avversario più forte che ho incontrato“. E poi si torna su quell’episodio del 2015, che a Rossi ancora non va giù: “Quello che mi ha fatto non è perdonabile. Quando ripenso a quei giorni ho le stesse sensazioni di allora. E sono passati sei anni. Mi pare difficile che possano cambiare“.