L’Italia è stata costretta a dire addio ai Mondiali di sci nordico con qualche giorno di anticipo. I casi di Covid-19 registrati tra atleti e membri dello staff azzurro, infatti, erano ingestibili. Il team si arrende al focolaio e si ritira dalla competizione.
L’Italia lascia con qualche giorno di anticipo i Mondiali di sci nordico ad Oberstdorf, in Germania, senza portare a casa alcuna medaglia. La competizione, iniziata lo scorso 23 febbraio, sarebbe dovuta giungere al termine domenica. Per gli atleti azzurri, tuttavia, non sarà così. Il loro sogno è stato infatti infranto dal Covid-19. Un focolaio è infatti scoppiato tra sciatori e membri dello staff.
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Il focolaio nel team azzurro ai Mondiali di sci nordico
Il focolaio di Covid-19 è scoppiato la scorsa settimana. Inizialmente soltanto Jessica Malsiner, atleta del salto femminile, ed un tecnico dello staff azzurro erano risultati positivi al tampone. La squadra del settore, sia femminile che maschile, era stata messa in quarantena. La speranza era che si trattasse di due casi isolati. Non è stato però purtroppo così. Martedì, a seguito dell’ennesimo giro di test, sono emerse infatti nuove positività. Non si trattava degli atleti, bensì dei cuochi della Nazionale. Un sintomo del fatto che il virus potesse essersi già diffuso in diversi ambienti e, dunque, anche nelle diverse squadre, seppure non venissero ancora manifestati i sintomi. Un rischio troppo grande per continuare a gareggiare.
Flavio Roda, presidente della Fisi, in concordanza di intenti con il medico azzurro Filippo Balestrieri, ha dunque deciso ieri di rispedire gli atleti e i membri dello staff a casa. La sicurezza viene prima di tutto. Era imprescindibile salvaguardare gli sciatori delle altre Nazionali e, di conseguenza, assicurare la disputa delle restanti gare. I positivi, tuttavia, dovranno restare in Germania al fine di completare la quarantena. Soltanto quando il tampone tornerà a dare esito negativo potranno rientrare in Italia.
La scelta dell’Italia è stata apprezzata dai team degli altri Paesi, che hanno vissuto la situazione in un clima di tensione. “Mi dispiace moltissimo per gli atleti, ma anche noi abbiamo deciso di stare a casa durante il Tour de Ski di gennaio. Durante la pandemia è necessario prendere delle misure importanti. Sono molto impressionato di come gli italiani abbiano gestito la situazione con responsabilità al fine di salvaguardare la competizione. Mi congratulo con loro”. A dirlo è stato Eirik Myhr Nossum, allenatore della nazionale di fondo norvegese, a seguito della notizia.
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La delusione di De Fabiani
La delusione di Francesco De Fabiani è tanta. I suoi Mondiali di sci nordico sono iniziati con una caduta nella sprint e terminati con un ritorno in patria anticipato, senza alcuna medaglia a bottino. Il focolaio è stato una “doccia gelata” per lo sciatore, che ha raccontato come la Nazionale azzurra abbia tentato di mettere in atto qualsiasi strategia per evitare la diffusione del Covid-19. L’atleta era già pronto per la staffetta di domani e per la 50 km di domenica, ma adesso si ritrova inaspettatamente a casa in Italia. “Sono deluso e amareggiato per questo Mondiale. Fermo restando il mio rispetto per le scelte federali volte alla salvaguardia della salute di ognuno, che sono al di sopra di tutte le prestazioni agonistiche, tornare a casa in anticipo fa male“. Lo ha scritto in una nota diffusa alla stampa.
Resta il rammarico per non essere riuscito a dare il massimo nella sprint e e di non avere conquistato il podio nella team sprint: “Se potessi, la rifarei davvero quella sprint, poiché stavo benissimo e avevo ottimi materiali, ma purtroppo lo sport è così, a volte dà, a volte toglie. La sprint avrebbe potuto avere risvolti diversi senza la caduta, la Team Sprint invece ha parlato chiaro: abbiamo dato il massimo sia io, sia Chicco, non siamo arrivati a medaglia come due anni fa a Seefeld nello stesso format, forse anche a causa di alcune situazioni poco favorevoli, a partire dal fatto che avevamo corso la seconda semifinale con neve decisamente più pesante e lenta della prima, ma soprattutto con minor recupero tra semifinale e finale”.
Francesco De Fabiani, inoltre, non saprà mai come sarebbe andata nelle gare ancora da disputare: “Peccato davvero, tenevamo tanto alla staffetta, memori di un’ottima quanto inattesa performance un anno fa a Lahti, dove finimmo quarti sfiorando il podio. La delusione più grande per me resta la 50 Km mass start in classico di domenica, dove non sarei stato forse il favorito, ma certamente come format mi avrebbe potuto regalare quel “riscatto” dalle prestazioni opache sin qui ottenute, visto che la mia condizione è comunque molto buona”. Adesso però la testa va ai prossimi impegni e, in particolare, nell’ultima tappa della Coppa del Mondo in Svizzera: “Non mi rimane che sperare di disputare una 15 Km all’altezza delle mie possibilità il prossimo 13 marzo in Engadina, Svizzera, considerato il fatto che sarà in classico e con partenza di massa”.