Le Olimpiadi saranno off-limits per i tifosi provenienti da oltre i confini del Giappone. Una misura di restrizione ritenuta indispensabile dal Governo nipponico. Per la prima volta nella storia i Giochi potrebbero svolgersi a porte chiuse.
Il Giappone non intende correre rischi in occasione delle Olimpiadi 2021. Il Paese nipponico vuole che i Giochi estivi si svolgano in assoluta sicurezza a fronte della pandemia di Coronavirus in corso. Il Governo, per questa ragione, in base ad una anticipazione fornita dall’agenzia Kyodo, ha intenzione di blindare la competizioni: i tifosi stranieri non potranno accedervi. A preoccupare, in questo momento, è infatti la diffusione delle varianti. L’Oriente, in cui i contagi attualmente sono nettamente inferiori rispetto che in Occidente, non intende incorrere in una pericolosa nuova ondata.
Olimpiadi a porte chiuse
Le frontiere del Giappone potrebbero dunque restare chiuse. Il Governo intende vietare l’accesso ai Giochi Olimpici di Tokyo, in programma a luglio, agli spettatori stranieri. Il 77% degli abitanti, in base ai sondaggi dei media locali, sarebbe favorevole a tale ipotesi. In virtù di ciò, tuttavia, i danni economici sarebbero notevoli. Il rinvio di un anno dell’evento è costato già 10 miliardi di euro a fronte di un budget lievitato a oltre 28 miliardi di euro. I biglietti finora venduti erano stati 9 milioni, per un valore totale di 750 milioni di euro. Di questi tickets ben 900 mila erano stati staccati dalle agenzie per i tifosi provenienti dall’estero.
“Vorremmo veramente vedere gli stadi pieni a Tokyo con gente proveniente da tutto il pianeta, ma non potremmo perdonarci l’errore di accoglierli senza avere predisposto tutte le misure sanitarie necessarie”. A dirlo è stata la presidente del comitato organizzatore Seiko Hashimoto. Una parziale soluzione al problema, avanzato dal Cio, sarebbe quella di consentire la presenza sugli spalti soltanto agli ospiti stranieri invitati dagli sponsor. Gli ingressi in Giappone, inoltre, in generale potrebbero essere consentiti per un massimo di 2 mila unità giornaliere. Se le cose restassero come oggi, inoltre, queste persone dovrebbero stare in quarantena per quattordici giorni.
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Una decisione ufficiale in merito, ad ogni modo, non si avrà prima della fine di marzo, a seguito di un incontro tra i vertici politici ed il Comitato olimpico internazionale e quello paraolimpico. In base agli aggiornamenti sui dati relativi alla diffusione del Coronavirus, il Governo nipponico valuterà il da farsi. Non è garantito infatti neanche che ad avere la possibilità di assistere alle gare siano esclusivamente i giapponesi. Una chiave importante riguarderà inoltre le cerimonie di apertura e chiusura. Quel che è certo, al momento, è che la tradizionale staffetta della fiaccola olimpica, in programma a Fukushima il 25 marzo, si svolgerà in assenza di pubblico al fine di evitare assembramenti.
Il vaccino
La Cina, intanto ha offerto al Comitato olimpico internazionale la possibilità di somministrare agli atleti e ai membri dello staff dei Giochi di Tokyo il vaccino Sinopharm. Alcuni partecipanti, nei rispettivi Paesi, hanno già ricevuto le dosi per svariate ragioni. In Italia, ad esempio, alcuni azzurri dei gruppi sportivi militari stanno rientrando nella seconda fase della campagna di vaccinazione con AstraZeneca. La priorità è stata data proprio a coloro che hanno già staccato il pass per l’evento.
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Lo specialista del fioretto a squadre Andrea Cassarà — membro dei Carabinieri — e le cicliste Marta Bastianelli — delle Fiamme Azzurre — e Rachele Barbieri — delle Fiamme Oro —, ad esempio, si sono già vaccinati. Il nuotatore nonché poliziotto Gregorio Paltrinieri, invece, si sottoporrà alla prima dose dopo la trasferta di Doha. Il Comitato tecnico olimpico, ad ogni modo, finora non ha ancora imposto alcun obbligo agli atleti in vista delle Olimpiadi di Tokyo.