Lo skipper di Luna Rossa fa capire che c’è un po’ di delusione, ma anche tanto orgoglio tra i membri dell’equipaggio. Max Sirena attacca sull’eventuale alleanza New Zealand-Ineos e si tiene stretto Spithill e Bruni.
Luna Rossa torna in Italia con la testa altissima, nonostante la sconfitta patita nella finalissima di America’s Cup. New Zealand si è portata a casa il trofeo per la quarta volta nella storia, dopo una bella rimonta che ha portato quattro successi consecutivi nelle regate che si sono rivelate decisive. Nel cuore e nella mente di Max Sirena, skipper del team italiano, come detto c’è tanto orgoglio e tanta voglia di rimettere subito l’imbarcazione in acqua. Dalle sue parole, rilasciate per il Corriere della Sera, c’è tutta l’intenzione di ricominciare.
Max Sirena torna a casa da Auckland con il record di tre vittorie. Mai nessun equipaggio italiano ci era mai riuscito in America’s Cup. In ogni caso, lo skipper non vuole fare paragoni con i suoi predecessori: “Io non sono né Francesco De Angelis né Paul Cayard. Non sono un velista con il pedigree. Non era scontato che Patrizio Bertelli mi mettesse in mano questa meravigliosa avventura: ha scommesso su di me, gli devo molto. Abbiamo raggiunto un livello altissimo, ora dobbiamo costruire un team ancora più forte. Non posso e non voglio mollare proprio adesso“.
Secondo il timoniere dell’equipaggio italiano, a fare la differenza è stata anche la costante confidenza che New Zealand ha preso con il campo di regata. Secondo Sirena, infatti, una tempistica meno dilatata in avanti avrebbe aiutato Luna Rossa: “Se avessimo potuto fare 13 regate il primo giorno, la Coppa America sarebbe finita in modo diverso. Team New Zealand non regatava da dicembre, sono arrivati un po’ arrugginiti. Ma sapevamo che sarebbero cresciuti. Infatti si è confermata vera l’antica regola: l’America’s Cup la vince la barca più veloce. È così dal 1851“.
Le condizioni delle due imbarcazioni poteva favorire nettamente i neozelandesi. Per questo motivo Max Sirena esprime tutta la sua soddisfazione: “In una classe nuovissima, con così poche regate alle spalle, l’attesa era tanta: potevamo essere più lenti di 5 nodi… Ma noi avevamo lavorato tanto per andare veloci con vento forte e invece abbiamo beccato l’unica settimana di bonaccia di tutta l’estate“. C’era anche una discreta differenza nella velocità, anche se Sirena minimizza: “Non enorme, però: per questo rosichiamo. Sappiamo dove possiamo migliorare: ricominciamo da lì“.
Già, da dove bisogna ricominciare? Lo spiega proprio il timoniere di Luna Rossa: “C’era una grossa differenza tra le nostre derive e quelle dei kiwi. Ci hanno fregato le condizioni iniziali di vento forte. Per il resto, uomini e barca, avevamo un pacchetto davvero completo“. C’è chi ha portato alla luce alcuni errori del team italiano, ma Sirena scagiona i suoi: “Di errori a bordo ne hanno fatti più i kiwi, ma avevano una barca che gli perdonava tutto. Noi abbiamo sbagliato lato una sola volta: con il tattico non sarebbe cambiato niente. Li rimbalzavamo in partenza, guadagnavamo terreno poi, in regate così corte, 100-200 metri li perdevi in un attimo. A 40 nodi di velocità non è facile prendere decisioni in un secondo: non mi sento di criticare i miei velisti“.
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Dopo una finale del genere, è il caso di recitare un mea culpa? Secondo Max Sirena, in parte sì: “Quando perdi è ovvio che sbagli. Un anno fa avremmo potuto fare scelte diverse sulle derive ma dovevamo pensare anche alla Prada Cup, a battere i challenger. Di errori ne faccio tutti i giorni, ma allo stesso tempo sono sicuro che abbiamo fatto un lavoro pazzesco. Il team è stato ricreato da zero, siamo andati a cercare i giovani: ci sono 21enni in tutti i dipartimenti. Al di là dei velisti, il grande merito dei kiwi è l’estro del loro team progettuale: c’è gente che è lì dal ‘92, si è creata una mentalità vincente“.
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La sconfitta è solo l’atto finale di un lungo percorso per Luna Rossa. Per questo motivo Max Sirena non intende modificare nulla del suo team, a partire dalla coppia di timonieri: “Il mio obiettivo è confermare Jimmy e Checco Bruni, che è stato bravissimo. Il 90% del design team ha già firmato. Lo scopo è migliorare“. Si è parlato anche di un probabile evento che unirebbe New Zealand e Ineos UK. Lo skipper risponde così: “Un evento a due sarebbe un disastro per tutto il mondo della Coppa America, oltre che una pagliacciata“.