Caso Djokovic: fornite dichiarazioni false per avere il visto?

Novak Djokovic dopo il verdetto del giudice torna libero, intanto però emergono delle dichiarazioni false per ottenere il visto

Novak Djokovic numero 1 al mondo (Credit Foto Getty Images)
Novak Djokovic numero 1 al mondo (Credit Foto Getty Images)

Novak Djokovic è tornato ad essere un uomo libero, ma la vicenda non è ancora finita. La decisone, ora, spetta al ministro dell’Immigrazione australiano, Alex Hawke, che nella giornata di domani comunicherà se il serbo potrà restare nel Paese o meno. Infatti, il giudice Anthony Kelly, ha dovuto emettere un verdetto riguardo alle modalità con cui Novak è stato respinto alla frontiera. Intanto emerge un ulteriore problema per il numero 1 al mondo riguardo alle dichiarazioni rilasciate per ottenere il visto.

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Informazioni false

Il guaio riguarda la risposta che Djokovic ha dato alla domanda: “Hai viaggiato, o viaggerai, nei 14 giorni precedenti il tuo volo?”, ossia “no”. Stando a quanto pubblicato dal tennista, sui suoi profili social, non è vero che non abbia viaggiato poiché, le ultime foto scattate dal serbo, mostrano che sia stato prima a Belgrado e poi il 31 dicembre a Marbella, in Spagna, presso l’’Accademia Soto Tennis. Come già accaduto con i post pubblicati il 16 dicembre, che ritraevano Novak in luoghi pubblici dopo la positività al Covid, i social stanno smentendo il tennista. Il numero uno è a conoscenza del rischio che corre dato che il modulo che lui stesso ha compilato informa che: “fornire informazioni false o fuorvianti è un reato grave. Potresti anche essere passibile di una sanzione civile per aver fornito informazioni false o fuorvianti“.

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Frank Ramella, dell’Equipe, ha dell’incontro dello scorso 18 dicembre per la consegna del premio di campione dell’anno: “L’assegnazione del trofeo avviene senza fanfara o tromba. Veniamo al servizio fotografico. Ovviamente il fuoriclasse serbo è smascherato. Non ti metti in posa con il viso semicoperto. Gioca sotto le istruzioni di Etienne, lui sì mascherato. Urla anche, per rendere tutto più vero. Per trentatré minuti, secondo il timer del registratore, Djokovic ha risposto alle domande con convinzione. Eravamo entrambi protetti, uno di fronte all’altro a quasi un metro di distanza, ai lati di un lungo tavolo rettangolare. Alla domanda di Étienne di togliersi la mascherina per cinque minuti durante la chiacchierata, Djokovic ha rifiutato. Poco prima di partire, mi dà un colpetto sulla spalla e dice: Abbraccia la bellissima città di Parigi. Lunedì ho fatto il test prima di volare in Australia. Negativo”.