Marco Belinelli non vede l’ora di recuperare dal problema fisico e debuttare con la canotta che lo ha accompagnato in gioventù. Il suo ritorno alla Virtus Bologna è legato alla sua voglia di vincere.
Marco Belinelli è tornato in Italia, non certo per svernare o per trovare un ingaggio in maniera disperata. L’obiettivo del giocatore di San Giovanni in Persiceto è quello di continuare a dimostrare il proprio valore, ora che l’età inizia a farsi sentire. E non poteva che essere la Virtus Segafredo Bologna la squadra dalla quale ripartire nel Vecchio Continente. Ne ha parlato con i colleghi della Gazzetta dello Sport, ai quali ha confidato che il ritorno all’infanzia è stato uno dei motivi per cui è tornato in Emilia. E soprattutto nella squadra in cui è cresciuto, come uomo e come cestista.
Le motivazioni del ritorno di Belinelli in Italia sono tante. Lui le riassume in poche e semplici parole. In primis c’è “l’assenza di un’offerta allettante dall’America”. Anzi, Marco spiega che “la proposta, al contrario davvero interessante, che mi è arrivata dalla Virtus”. Da qui è nato, nella testa dell’ex giocatore dei San Antonio Spurs, “il pensiero che fosse arrivato il momento giusto per rientrare”. Il momento giusto per tornare a casa, sia per lui che per la moglie Martina. Proprio il loro rapporto è uno degli aspetti che chiarisce il legame di Belinelli con la sua terra.
“Martina è di un paesino a pochi chilometri da San Giovanni, sta insieme a me da quando eravamo ragazzini, mi ha seguito negli Stati Uniti e a settembre è diventata mia moglie”, ha dichiarato il nuovo giocatore virtussino. E poi c’è proprio il ritorno nella squadra in cui tutto è cominciato. Aveva appena 12 anni quando firmò con la Virtus Bologna, qui ha mosso i primi passi nel basket che conta prima che avvenisse il patatrac. Il fallimento del club, poi l’approdo agli odiati rivali della Fortitudo con cui però esplose, vinse e si guadagnò le attenzioni degli americani.
Marco Belinelli trova a Bologna Milos Teodosic. Le sue parole nei confronti dell’esperto playmaker serbo sono davvero bellissime e ricche di stima umana e professionale: “È un giocatore clamoroso: formidabile passatore, intelligente ben oltre la media nel “leggere” il gioco”. Un giocatore straordinario, per il quale il capitano della Nazionale non riesce a trovare paragoni calzanti: “Teo ha un talento davvero unico. In più è un bravissimo ragazzo, come tutti i miei nuovi compagni”. Dunque si tratta del compagno giusto per uno come lui, che è un fenomeno nell’aprirsi sull’arco e tirare da tre.
Marco, che è anche l’unico italiano ad aver vinto un titolo Nba, sembra particolarmente ispirato dal suo ritorno a Bologna. Anche perchè ha trovato una squadra che, al netto dei problemi di inizio settimana, è pronta per fare una grande stagione: “Non dico tanto per, davvero la Virtus ha un gruppo di giocatori sano e voglioso. Tornare qui è stata una decisione delicata a questo punto della mia vita e della mia carriera, e per rispetto verso me stesso non avrei mai accettato una soluzione al ribasso dal punto di vista professionale. Ho detto sì a un progetto importante, che mi vede protagonista”.
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Ma il ritorno di Marco Belinelli in Italia rappresenta anche un grosso flashbach di almeno 25 anni. Gli anni in cui il bambino Marco si avvicinava alla pallacanestro. Anche grazie alla spinta dei familiari: “Per Natale i miei mi avevano regalato un canestro. Nonno Antonio arrivò con cazzuola e cemento e me lo fissò alla parete esterna della nostra casa. Non è mai venuto giù. Quanti anni avevo? E chi se lo ricorda. Ricordo soltanto che all’inizio neanche riuscivo a tirare, verso quel canestro. Mi limitavo a palleggiare, avanti e indietro, su e giù, senza fermarmi mai”.