Russia, niente Olimpiadi | Ma il Tas riduce la squalifica per doping

La Russia sarà esclusa dai Giochi olimpici estivi di Tokyo 2021, dall’Olimpiade invernale di Pechino 2022 e dai Mondiali di calcio del 2022. Il Tas ha ridotto la squalifica per doping a due anni.

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(Photo credit BRENDAN SMIALOWSKI/AFP via Getty Images)

Il Tas di Losanna ha ridotto la squalifica alla Federazione russa per doping da 4 a 2 anni. Il ricorso presentato dall’Agenzia Antidoping (Rusada) in merito alla Wada, Agenzia Mondiale Antidoping, è stato dunque parzialmente accolto. Dovrà accontentarsi il presidente Vladimir Putin, il quale sperava in una totale assoluzione. La Russia sarà dunque esclusa “soltanto” dai Giochi olimpici estivi di Tokyo 2021, dall’Olimpiade invernale di Pechino 2022 e dai Mondiali di calcio del 2022. In occasione di queste competizioni non potrà comparire né la bandiera né l’inno di Mosca. Gli atleti indipendenti, tuttavia, potranno partecipare a tutte le rassegne a patto che sulle loro divise siano assenti i colori nazionali e che siano dichiarati idonei, ovvero siano puliti e dimostrino di non avere alcun coinvolgimento con le suddette vicende giudiziarie.

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Russia accusata di doping

Sei anni fa arrivarono le prime rivelazioni e si iniziò ad indagare sulla corruzione del sistema anti-doping russo. Positività, manipolazioni e minacce che portarono all’assegnazione errata di diverse medaglie. Numerosi scandali nel tempo sono scoppiati in relazione alla mancata vigilanza delle autorità sportive sugli atleti, impedendo alla Federazione di partecipare negli ultimi quattro anni a diverse competizioni. L’ennesima prova della è arrivata nel 2019, quando la Russia è stata accusata di aver manomesso e nascosto i dati e le prove del “doping di Stato“. Ciò ha fatto sì che si arrivasse alla dura sentenza della Wada, che tramite un voto all’unanimità aveva decretato la squalifica per quattro anni.

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Il Tas di Losanna ha tuttavia quest’oggi graziato la Russia dimezzando la condanna della Wada. La condanna, infatti, mira a punire la politica corrotta piuttosto che gli atleti, che per la maggior parte non hanno colpa. “Abbiamo imposto delle sanzioni per riflettere la natura e la gravità della non conformità al Codice e per garantire che l’integrità dello sport contro il flagello del doping sia mantenuta. Le sanzioni che il gruppo di esperti scientifici ha deciso di imporre non sono così ampie come quelle chieste dalla Wada. Ciò non dovrebbe, tuttavia, venir letto come una convalida della condotta della agenzia antidoping sovietica o delle autorità russe. Nel comminare le sanzioni, il Panel è limitato dai poteri conferiti dalla legge applicabile. Ha considerato le questioni di proporzionalità e, in particolare, la necessità di effettuare un cambiamento culturale e incoraggiare la prossima generazione di atleti russi a partecipare a uno sport internazionale pulito“, ha spiegato la giuria di arbitri in cui è incluso anche l’italiano Luigi Fumagalli.