Arsenal-Benfica, le conferenze stampa di Arteta e Jesus

Alla vigilia della sfida di ritorno dei sedicesimi di Europa League fra Arsenal e Benfica, i due allenatori sono intervenuti in conferenza stampa. Ecco le loro dichiarazioni.

Arsenal Benfica
Mikel Arteta (allenatore dell’Arsenal) e Jorge Jesus (allenatore del Benfica) [credit: Getty Images]
Domani sera (ore 18:55) Arsenal e Benfica si giocheranno un posto per gli ottavi di finale di Europa League dopo l’1-1 dell’andata. Le squadre si sfideranno in campo neutro (ad Atene) a causa delle regole anti-covid che vietano gli spostamenti ai residenti del Regno Unito in alcuni Paesi d’Europa. Per presentare la partita sono intervenuti Arteta e Jesus in conferenza stampa: ecco le loro dichiarazioni.

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La conferenza stampa di Arteta

Bukayo Saka è uno dei giocatori più importanti di questo Arsenal? “Il suo stato di forma degli ultimi mesi indica la sua importanza per noi. Penso che stia continuando a migliorare, il suo livello di performance è sempre costante, perciò sicuramente è uno dei giocaatori più importanti”.

La costanza si Saka è normale a quell’età? “È molto rara a questa età, ma sta facendo cose ottime. Sta affrontando la situazione in modo particolare per un ragazzo così giovane, ma è per questo che sta dimostrando quello che sta dimostrando. La sua maturità è superiore, come la sua intelligenza”.

Come vede il pareggio dell’andata? “Penso che sia tutto diverso. Il gol in trasferta è sempre importante, ma in questo contesto non lo ritengo così rilevante. Giocheremo come se fosse ancora tutto in ballo. Siamo solo a metà e dobbiamo provare a giocare per vincere. Per tutto il resto, senza tifosi e senza essere nel nostro stadio… Penso renda insidiosa la partita”.

Cosa ne pensa della possibilità di riavere i tifosi allo stadio entro fine stagione? “Non vedo l’ora di riaverli allo stadio. Penso che giocatori e membri del club siano del mio stesso parere, perché i tifosi fanno la differenza all’Emirates. Anche per me in prima persona, perché l’energia che riescono a creare e la passione che dimostrano per i nostri calciatori mi mancano. L’ho già detto: sentirsi parte di qualcosa che stai cercando di fare senza condividerlo con le persone che sono davvero importanti lascia un vuoto. La parte emotiva è il bello di questo sport, perciò spero di accoglierli molto presto”.

Novità sugli infortuni? “Thomas è vicino al rientro. Oggi svolgerà un test in allenamento. Se si sentirà bene, sarà a disposizione per giocare. Per Holding invece non ci sono possibilità di recupero”.

Vincere l’Europa League è l’unico modo per giocare la Champions l’anno prossimo? “Io penso che finché la matematica lo rende possibile, nel calcio bisogna provarci fino in fondo. Lo faremo in campionato, ne sono certo. È vero che l’Europa League offre un percorso diverso ed è una competizione che vogliamo portare avanti per cercare di vincerla. Domani abbiamo la possibilità di fare un passo in avanti. Meglio andiamo in Europa League e meglio giocheremo in Premier League e viceversa. Dobbiamo restare vivi in entrambe le competizioni”.

È la partita più importante della stagione? “È una stagione lunga e domani abbiamo una partita molto importante. Stabilirà se saremo in un’altra competizione per le prossime settimane o meno. È questo di cui abbiamo davvero bisogno. È un avversario molto tosto, una squadra da Champions League con un manager molto esperto. Per noi è una finale”

Sente la pressione? “La sento sempre su di me, ogni volta che si gioca in una competizione e si può essere eliminati si conoscono le conseguenze per il club. L’obiettivo è sempre la vittoria, perciò non cambia molto”.

Le piacciono le partite in bilico? “Siamo qui per questo! Quando giochi queste competizioni e queste partite, come le finali, vuoi sentire la pressione. È molto meglio avere la pressione di vincere rispetto ad averla per non perdere. Mi piace molto la pressione di vincere e per essere qui a rappresentare questo club bisogna essere preparati. Se non lo si è, non si è nel posto giusto”.

 

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Le dichiarazioni di Jorge Jesus

L’allenatore del Benfica si è lasciato andare ad un lungo sfogo riguardante le critiche che sono state rivolte a lui e alla squadra. Ecco le sue dichiarazioni.

Che aspettative avete dopo il pareggio dell’andata? “Le aspettative sono le migliori, non solo per la fiducia che abbiamo, ma per le nostre capacità. Abbiamo l’aspettative di continuare così e di proseguire in questa competizione. La fiducia è totale, come il rispetto per l’avversario, conosciamo bene il valore di questa squadra. Andiamo in Grecia con le migliori aspettative”.

Cosa è mancato al Benfica? Fiducia nei giocatori? “Noi Benfica, durante i mesi passati, abbiamo ricevuto molte critiche ingiuste, e adesso vi spiego perché. Io, come allenatore del Benfica, sarò sempre il responsabile per i buoni e i cattivi risultati. A gennaio il Benfica era secondo a due punti dallo Sporting. A gennaio il Benfica aveva 12 giocatori indisponibili per il Covid. Gli altri giocavano, ma avevamo obiettivi lavorativi irrealizzabili con il gruppo ristretto. Io ho allenato la squadra da fuori per diversi giorni perché avevo il Covid. La gente sa che i giocatori sono controllati, conoscono l’intensità a cui giocano questi calciatori. Chiedete ai giocatori che hanno avuto il Covid quanta fatica hanno fatto prima di tornare in forma! Io mi assumo sempre le mie responsabilità da allenatore quando sono il responsabile dei risultati. Questa crisi del Benfica non ha niente a vedere con me perché non allenavo i miei giocatori, ma non ha niente a che fare anche con loro. Non li offendo, ma erano giocatori che non correvano, non sudavano la maglia. Dopo la partita col Porto ne avevamo 10 di giocatori col Covid, 16 dello staff: 26 in una settimana. Diversi giorni non avevamo possibilità di allenarci. Il messaggio forse non passa, la gente parla… Ma ora i giocatori del Benfica hanno bisogno di affetto e non di critiche. Il Benfica deve restare unito: presidente, allenatore, giocatori e società. È importante che la gente sappia la crisi che abbiamo passato. Ripeto: con 12 giocatori fuori tra fine dicembre e gennaio, il Benfica era a due punti dallo Sporting. Io mi assumo le mie responsabilità, ma se potessi allenare i miei giocatori in condizioni fisiche e atletiche di settimana in settimana… Io e i miei giocatori non siamo i responsabili di questa crisi, neanche il presidente e la società. Siamo nel mezzo di una pandemia, è una novità per tutti. Se allenassi bene e non arrivassero i risultati, verrei qui a prendermi le mie responsabilità. È ingiusto accusare i calciatori, solo io so quello che hanno passato! Una cosa è avere il Covid, un’altra è averlo e poi tornare a correre e correre e correre ad alta intensità. È tutto diverso, ecco la mia risposta”.