La carriera di Larissa Iapichino ha già preso il volo. La giovane atleta, figlia di Fiona May, ha conquistato un quinto posto agli Europei indoor di Torun e adesso sogna di dare mostra delle sue qualità ai Giochi Olimpici di Tokyo.
La tenacia non è una dote che manca a Larissa Iapichino. A soli diciotto anni la figlia di Fiona May si è già tolta grandi soddisfazioni. Si è presentata agli Europei indor di atletica leggera a Torun con la miglior prestazione mondiale stagionale (il 6.91 conquistato ad Ancona, eguagliando la mamma) ed è tornata a casa con un quinto posto grazie ad un 6.59 ottenuto al primo tentativo. La medaglia era raggiungibile, ma nella finale l’atleta azzurra, al debutto con la Nazionale maggiore in una competizione di grande calibro, ha dovuto arrendersi a contendenti con una esperienza ben più importante alle spalle. Ad aggiudicarsi oro e argento sono state infatti rispettivamente l’ucraina Maryna Bekh-Romanchuk (che si è spinta a 6.92) e la tedesca Malaika Mihambo (con 6.88), le quali a parti invertite avevano conquistato le suddette medaglie ai Mondiali outdoor di Doha del 2019. Il bronzo è andato svedese Khaddi Sagnia (con 6.75), che nel 2010 ha vinto le Olimpiadi giovanili nel salto triplo.
Larissa Iapichino si è già messa alle spalle il rammarico per non avere ottenuto alcuna medaglia agli Europei indoor. Questi ultimi sono stati un importante banco di prova, nonché un’ottima occasione per fare esperienza tra le grandi. Non dimenticherà facilmente le emozioni provate al debutto con gli azzurri. A parlarne è stata la figlia d’arte stessa in un’intervista concessa in esclusiva a Eurosport al ritorno da Torun: “Il debutto in nazionale maggiore è senz’altro stato molto importante per me. Ho dato prova di carattere spendendo molto in qualificazione, non volevo farmi sfuggire la finale dopo i primi due salti in cui non mi sono espressa al meglio, per un problema tecnico legato alla rincorsa. Non sono una che cerca scuse. Le cose non sono andate come avrei voluto e farò in modo che certi errori non si ripetano. Nel complesso in ogni modo questa è la miglior stagione indoor mai fatta da me coronata dal record del mondo U20 a 6.91 m.”, ha detto.
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La diciottenne sembra essere una predestinata, ma vuole mantenere i piedi ben saldi per terra: “Nessun miracolo, l’evoluzione sportiva è stata magari più veloce della media, anche se la mia preparazione non è di base cambiata, forse solo più intensità nella forza, ma sempre cinque allenamenti alla settimana. Ci sono ancora molti margini, tra frequenza allenamenti, tecnica e stabilizzazione su livelli di misura sempre maggiori. Il mio DNA è fonte di grande motivazione, di volontà di migliorarmi sempre, è questo che mi guida nella gestione di me stessa e i miei genitori sono un esempio di sportività che sono molto fortunata ad avere presente ogni giorno”.
Mamma Fiona May, d’altronde, è la sua più grande fonte di ispirazione: “Guardiamo spesso le sue gare anche con il babbo, che spesso mi spiega le differenze che ci sono tra me e mamma sia tecniche che fisiche. Mia mamma mi ha sempre consigliato di non demordere mai. È un po’ la sua la grinta che porto in pedana. Il babbo mi incoraggia sempre ad impegnarmi anche divertendomi, cercando entrambi di farmi capire che la strada è lunga e la migliore alleata di un atleta è davvero la pazienza oltre che la perseveranza”. È anche per questa ragione che eguagliare il suo record ad Ancona è stata una soddisfazione incommensurabile. “Quando ho visto 6.91 la sequenza è stata un’emozione unica. Ho detto oddio il record del mondo di categoria. Ho saltato come la mamma. E vai alle Olimpiadi. Un turbinio di emozioni e significati. Una gioia immensa che rivivo quando mi scorrono i filmati in TV. Sembravo una bambina”.
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Adesso i Giochi Olimpici di Tokyo sono un pensiero fisso: “Alle Olimpiadi certo che andrò a fare esperienza e sarà una gara, una battaglia. Mi impegnerò al massimo e cercheremo di raggiungere il picco della forma proprio allora. Vorrei — ha concluso Larissa Iapichino — andare in finale e poi sparare tutto. L’obiettivo è tenere alta la maglia azzurra”.
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