Alla vigilia della sfida contro il Manchester United, il tecnico della Roma Paulo Fonseca ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di ESPN. Queste le sue parole: “Col Manchester grande opportunità”
Per la piazza domani sarà la sfida di più alto livello, dopo la finale col Liverpool degli anni 80. Sarà lo stesso anche per te come allenatore?
“Certamente e ne siamo entusiasti. È una grande opportunità prima di tutto per il club, ma anche per la città e per i giocatori. Non tutti hanno la possibilità di affrontare il Manchester United in una semifinale europea”.
Negli ultimi mesi hai dovuto affrontare tante situazioni complesse: dal cambio di proprietà al problema Dzeko, il caso Diawara, le 6 sostituzioni in coppa Italia; le tantissime defezioni, prima fra tutte quella di Zaniolo… Hai mai affrontato una sfida come questa?
“È stata una nuova esperienza per me e devo ammettere che è stato difficile affrontare tutte queste situazioni. Gli infortuni sono particolarmente difficili da gestire, soprattutto perché sono arrivati in momenti cruciali, come quello subito da Mkhitaryan. Il tutto è aggravato dal fatto di giocare ogni 3 giorni. Aggiungo anche che la Serie A è un campionato difficile e competitivo, dove stiamo lottando con altre sette squadre per un posto tra i primi quattro… ed eravamo tra i primi quattro fino agli ultimi infortuni di marzo, quando abbiamo perso posizioni. Quindi l’Europa League è davvero importante per noi”.
Il Manchester United ha grandi contropiedisti e sembra soffrire con squadre più attendiste, ma non è il tuo modo di giocare…
“No, infatti, non mi piace giocare in quel modo. A volte può capitare in alcuni momenti, come contro l’Ajax nel ritorno dei quarti di finale, ma non è il mio stile di gioco. Ma hai ragione, hanno così tanti giocatori d’attacco forti come Cavani, Rashford, Greenwood o James, che è molto veloce. Questi sono giocatori straordinari che possono decidere il risultato di una partita in una situazione, in un secondo. Quindi dobbiamo essere preparati, ma dico subito che non andremo lì solo per difenderci. Dobbiamo avere la palla, dobbiamo avere l’iniziativa, dobbiamo avere il coraggio di uscire e giocare contro il Manchester United. La chiave è non lasciarci attaccare con velocità e difenderci lontano dalla nostra area”.
Ami giocare con la difesa alta ma questo a volte ti è costato caro. Gli errori possono essere fatali, cosa che è accaduta spesso…
“Penso che spesso, quando abbiamo avuto problemi, non è stato perché altre squadre hanno creato situazioni particolari, ma perché abbiamo sbagliato noi, perdendo palloni nella prima fase di costruzione. Alcuni li abbiamo pagati con gli interessi e questo è stato il nostro problema più grande. E’ un tipo di gioco rischioso, è vero. Ma se visto in un’ottica di lungo periodo credo che abbia successo”.
Cosa pensi dei giovani nel campionato italiano?
“Devo ammettere come non sia facile dare opportunità ai giovani quando sei in una grande squadra con grandi aspettative. C’è molta pressione; serve un giovane giocatore con il giusto carattere e la giusta personalità. Ce l’abbiamo in Zaniolo, per esempio. È così coraggioso e con un forte senso di volontà. Questo è principalmente il motivo. Tutto dipende dal carattere dell’individuo. Se vedo carattere e personalità in un atleta, non guardo più alla sua età”.
Cosa ti ha sorpreso tatticamente in Serie A e nel calcio in generale?
“Ogni gara di campionato in Italia è una sfida di altissimo livello tattico, perché gli allenatori cercano sempre di ottenere un vantaggio. Una cosa che abbiamo visto sono squadre come Atalanta, Verona e Bologna, che giocano a uomo su tutto il campo. E non è solo un fenomeno italiano. Marcelo Bielsa col suo Leeds lo ha fatto domenica contro il Manchester United, marcando uomo contro uomo e facendolo più alti del solito. È stato molto difficile per lo United in quella partita, come lo è per noi quando le squadre lo fanno con noi in Italia”.
Può diventare un trend? Come lo fu la zona negli anni 90?
“Il calcio si evolve nel tempo, ovviamente, ma la storia spesso si ripete in modo ciclico: accade pure nel nostro sport. Si osserva anche adesso un ritorno alla marcatura a uomo, come nel passato. Ed è diverso, perché quando giocavo e mi sviluppavo come allenatore, era tutta una questione di zone di pressione e di difesa collettiva. Non sono un fan della marcatura a uomo; non è il mio tipo di calcio, ma porta risultati. E devi sapere come giocarci contro, altrimenti contro certe squadre non sarai in grado di giocare la tua partita”.
Sulla SuperLega.
“Saputa la notizia mi sono preoccupato, ma ora sono molto orgoglioso di far parte del calcio. Penso che abbiamo dato un grande esempio al mondo, alla società. La cosa più importante sono i tifosi. Capisco che i club più grandi vogliano più soldi, ma sono anche quelli che spendono di più. Sono loro che pagano 100 milioni di euro per i giocatori. E questo crea un problema per i club più piccoli. E’ una visione egoistica. Quindi ringrazio i tifosi, i giocatori, gli allenatori, tutti coloro che si sono opposti. Se il progetto avesse visto la luce, avrebbe potuto uccidere il vero calcio. E penso a quello che è successo in Inghilterra: vedere i tifosi per strada, far sentire la loro voce, ed è stato fantastico. Sono così orgoglioso di loro e devo dire grazie”.