Proprio sul finire della stagione, il Brescia si trova a dover affrontare un momento molto difficile: il presidente Cellino, infatti, si trova ad essere accusato di aver cercato di evadere le tasse con una residenza fittizia all’estero.
Il presidente del Brescia, Massimo Cellino, si è visto contestare dalla Guardia di Finanza di Brescia il reato di esterovestizione. In altre parole, secondo l’accusa si sarebbe creato una residenza fittizia all’estero per pagare meno tasse. Il giornale Bresciaoggi, spiega inoltre che l’esterovestizione sarebbe stata riconosciuta dal tribunale del riesame.
Questo, però, non costituirebbe reato, dal momento che la somma interessata sarebbe sotto la soglia prevista dal testo unico sui reati fiscali. Dal momento che sono dunque venuti meno i reati fiscali, è caduta anche l’accusa di autoriciclaggio. Questo significa che il Brescia Calcio potrà trascorrere le ultime partite di campionato con maggiore serenità.
Cellino, ecco la decisione del tribunale del riesame
L’appello del pubblico ministero Erica Battaglia è stato parzialmente accolto. C’è inoltre il respingimento delle richieste di misura cautelare nei confronti di Massimo Cellino e della moglie. Si riduce a 664.535,58 euro la richiesta di sequesto di beni per un valore complessivo di 50 milioni di euro, e sarà a carico di Cellino, della moglie e della segretaria.
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La situazione rimane molto delicata per il presidente del Brescia, che ha già chiesto la rateizzazione di un debito di 700 mila euro scaturito da un’indagine della Guardia di Finanza di Cagliari. La procura adesso avrà 10 giorni per depositare il ricorso in Cassazione, dove potrebbe anche arrivare a chiedere l’arresto di Cellino.
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