Inter, puoi “riveder le stelle”: lo Scudetto è tuo

Il risultato di Reggio Emilia consegna lo Scudetto all’Inter: i nerazzurri sono campioni d’Italia. Ripercorriamo il cammino verso il successo.

Una delle immagini simbolo dell’Inter di quest’anno: l’esultanza al gol di Darmian contro il Cagliari [credit: Getty Images]
Si era capito sin da subito che non sarebbe stata un’annata normale. L’Inter di Antonio Conte ha aperto il proprio campionato con una vittoria pazzesca contro la Fiorentina: il gol di D’Ambrosio, dell’uomo meno atteso, ma presente nei momenti decisivi, ha dato il via alla marcia trionfale dei nerazzurri.
Se la stagione dell’Inter avesse una forma sarebbe un cerchio: una figura che ha un inizio ed una fine, un percorso lungo per arrivare alla meta e, soprattutto, che prima di risalire deve toccare un punto molto basso. Perché la squadra di Conte non è stata una macchina perfetta sin dal giorno 0, anzi, le difficoltà sono state molte. Ma alla fine il cerchio è pronto ad essere chiuso.

Giusto celebrare questa squadra adesso, ma il cammino per arrivare fin qui è stato lungo, tortuoso e con qualche incidente doloroso.

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Paradiso, Purgatorio e Inferno: andata e ritorno

Paradiso

L’Inter di oggi, probabilmente, nasce nella notte del 22 maggio 2010. Data storica per i tifosi: capitan Zanetti alza al cielo la Champions League e la squadra conquista il tanto ambito Triplete. Ma dal Paradiso di quella notte nulla è più stato come prima.

Purgatorio

Il Paradiso è stato toccato con un dito, è stato un attimo di lucida e folle euforia. Ma quando la squadra ha lasciato il Bernabeu per tornare a Milano, il suo “Virgilio” ha deciso di lasciare: Mourinho è salito in macchina e ha detto addio ai nerazzurri per andare al Real Madrid.

Al suo posto viene chiamato Benitez, allenatore preparatissimo che porta due trofei a Milano: una Supercoppa Italiana ed un Mondiale per Club. È il 18 dicembre 2010: dopo il trionfo l’allenatore spagnolo si fa da parte e lascia spazio ad un “nemico”. L’ex simbolo del Milan Leonardo prende in mano la squadra, ma non riesce a vincere il campionato nonostante un Eto’o strepitoso: lo scudetto va al Milan dell’ex nerazzurro Ibrahimovic. Per i nerazzurri rimane solo la Coppa Italia vinta in finale contro il Palermo nel segno dell’attaccante camerunense e di Diego Milito. Ma da qui, l’Inter scende negli Inferi più profondi.

Inferno

Dopo aver trionfato in Coppa Italia, l’Inter riparte da Gasperini. Il feeling con il nuovo allenatore, però, non nasce mai e la pesante sconfitta contro il Novara neopromosso porta Moratti alla decisione drastica: esonero immediato, squadra a Ranieri. L’ex Roma sembra incidere sin da subito sulla squadra, che pare pronta per tornare a brillare. Ma qualcosa si rompe: anche Ranieri viene esonerato, al suo posto viene chiamato l’allenatore della Primavera Stramaccioni. L’Inter chiuderà il campionato 2011/2012 al sesto posto, trionfa invece la Juve di un allenatore che i nerazzurri conosceranno molto bene più avanti: Antonio Conte.

L’annata seguente è ancora peggio: i nerazzurri chiudono noni con 54 punti (a -33 dalla Juventus capolista). A fine stagione l’Inter si separa da Stramaccioni: panchina a Mazzarri. Anche in questo caso l’Inter vive un’annata da dimenticare, arrivando quinta in classifica con 60 punti a -42 dalla Juve di Conte. È l’anno del cambio di proprietà: Moratti dice addio per lasciar spazio a Thohir.
I risultati sportivi non cambiano però: a stagione in corso torna Roberto Mancini in panchina, ma concluderà il campionato all’ottavo posto con 55 punti.

Il primo anno in cui si vedono dei cambiamenti positivi è il 2016: l’Inter viene guidata tutto l’anno da Mancini e chiude al quarto posto (che all’epoca valeva ancora l’Europa League). La rosa sembra essere più forte rispetto agli anni precedenti, ma in estate arriva la scossa: a seguito di alcune divergenze con la società, Mancini lascia l’Inter a pochi giorni dall’inizio del campionato. I nerazzurri ripartono da De Boer, ma l’allenatore viene esonerato a campionato in corso per i deludenti risultati sportivi: al suo posto arriva Pioli. L’ex Lazio sembra restituire entusiasmo all’ambiente e infila una bella serie di vittorie, ma ancora una volta è crisi: esonero e squadra traghettata da Vecchi fino a fine campionato. I nerazzurri arrivano settimi e restano fuori dall’Europa. Ma qui ha inizio la risalita: si torna in Purgatorio.

Purgatorio, il ritorno

Dal punto più basso si può solo risalire. L’Inter cambia tutto: arriva un allenatore esperto come Luciano Spalletti e Thohir cede la proprietà alla famiglia Zhang. È l’inizio del nuovo corso: i nerazzurri tornano in Champions League vincendo lo scontro diretto contro la Lazio all’ultima giornata (decisivo il gol di Vecino nel finale). Per celebrare il ritorno nel calcio europeo, viene lanciata la campagna “A riveder le stelle”.

L’anno seguente ci si aspetta lo step successivo, ma l’Inter esce immediatamente ai gironi di Champions. È l’anno del caso Icardi e della Champions conquistata nuovamente all’ultimo respiro nella sfida contro l’Empoli. Il pensiero è uno: per vincere serve qualcosa di più, serve un vincente. Serve Antonio Conte.

Paradiso, l’atteso ritorno

Il primo anno di Conte all’Inter è caratterizzato dal Coronavirus. Il campionato viene sospeso e riparte d’estate. Si capisce subito, però, che la mentalità è cambiata: i nerazzurri arrivano secondi con 82 punti, uno in meno della Juventus di Sarri. Il grande cammino è in Europa League. L’Inter ci è entrata dopo essere arrivata nuovamente terza nel girone di Champions League: ai sedicesimi si sbarazza facilmente del Ludogorets, prima di affrontare gli scontri diretti in Germania ad agosto. Infatti, a causa della pandemia, dagli ottavi in poi non ci sono andata e ritorno, ma è gara secca. L’Inter supera il Getafe, il Bayer Leverkusen e lo Shakhtar grazie ad un Lukaku straripante, ma deve arrendersi in finale contro il Siviglia.

Infine, ecco la stagione attuale, quella del capolavoro firmato Antonio Conte. Quella che vale il ritorno in Paradiso.

Inter, una stagione da incorniciare

Come detto in precedenza, l’annata dell’Inter è partita in maniera rocambolesca. La stagione si è aperta a San Siro contro la Fiorentina: Conte prova ad impostare la sua squadra con un 3-4-1-2 più offensivo. Con il nuovo modulo i nerazzurri incassano molti gol, ma segnano con più facilità. Tuttavia, il ruolo del trequartista è al centro delle polemiche: Eriksen sembra non entrare nei meccanismi e finisce al margine del progetto.

Inizialmente l’Inter fatica: arriva la pesante sconfitta nel derby ed in Champions League il cammino è disastroso. La svolta arriva il 25 novembre: i nerazzurri perdono a San Siro contro il Real Madrid senza vedere quasi mai la palla. Da questa sconfitta, Conte costruisce la stagione vincente.
Dalla partita seguente, in trasferta contro il Sassuolo, l’allenatore decide di tornare al passato: basta 3-4-1-2 e squadra offensiva, si torna al 3-5-2 compatto e solido. L’Inter vince contro i neroverdi (0-3) e riparte nella corsa al primo posto.

Il fallimento europeo

L’Inter, grazie al nuovo-vecchio 3-5-2, sembra pronta per rilanciarsi anche in Europa: la vittoria contro il ‘Gladbach restituisce speranza ai nerazzurri, a cui basterebbe battere lo Shakhtar a San Siro per passare agli ottavi. Così non è: a Milano finisce 0-0 e la squadra di Conte termina il girone all’ultimo posto.

L’allenatore è esposto al processo mediatico: la campagna europea è un totale fallimento. Viene ribadito l’obbligo a vincere lo Scudetto, ma la parola “obbligo” non piace a Conte: “Obbligati a vincere? No“. Ma la vittoria nasce proprio qui.

La ripartenza

In campionato è lotta aperta contro il Milan. La squadra di Pioli sembra inarrestabile ed è trascinata da Ibrahimovic. Ma l’Inter, dopo essere uscita dalla Champions, è un’altra squadra e infila una serie di vittorie, fino a quella più importante. Il 17 gennaio è la data X per i tifosi interisti: a San Siro arriva la Juventus. L’Inter stravince lo scontro diretto: 2-0 firmato dall’ex Vidal e Barella. La squadra acquisisce così autostima e capisce di essere in grado di fare qualcosa di straordinario.

La marcia trionfale: il girone di ritorno

Il girone di ritorno è il capolavoro dell’Inter. I nerazzurri vincono 11 partite di fila, tra cui il derby in casa del Milan (doppietta di Lautaro e gol di Lukaku) che vale il sorpasso in classifica. A sorprendere è il ritorno del giocatore meno atteso: Eriksen, che sembrava ad un passo dall’addio (come dichiarato anche da Marotta), si reinventa e torna protagonista. Da trequartista diventa prima regista e poi mezzala sinistra: complice l’infortunio di Vidal, Conte non rinuncerà più al danese.

Dopo le 11 vittorie consecutive arrivano due pareggi: al San Paolo il Napoli ferma i nerazzurri sull’1-1 (gol del pareggio firmato proprio da Eriksen) e al Picco l’Inter va a sbattere contro lo Spezia (1-1).

L’accelerata decisiva arriva in casa contro il Verona: l’Inter vince una gara complicatissima grazie al gol di Darmian. Milan, Juve e Atalanta sono troppo lontane per impensierire la squadra di Conte, che va a vincere anche a Crotone per 0-2. Chi segna il gol del vantaggio? Ovviamente Eriksen: il cerchio è chiuso. E oggi il Sassuolo, pareggiando con l’Atalanta, ha regalato lo Scudetto ai nerazzurri.

L’Inter del gruppo

Identificare l’uomo copertina di questa Inter non è facile. Certamente Lukaku, Lautaro Martinez, Barella e Conte spiccano rispetto a tutti gli altri, ma ogni calciatore è stato importante, come sottolineato più volte dall’allenatore. La forza di questa squadra è il gruppo: Darmian è stato decisivo come Hakimi, Sanchez si è sempre fatto trovare pronto, Eriksen è l’esempio del talento che abbina le doti tecniche all’impegno, Perisic sembra rinato. Se l’Inter ha interrotto un dominio lungo 9 anni, il merito è di tutti, del gruppo costruito in questi anni e plasmato dall’allenatore che ha portato la mentalità vincente.

L’unità del gruppo è stata testimoniata ieri dai profili social ufficiali dell’Inter, che hanno riportato la festa dei calciatori nello spogliatoio e sul bus.

L’invito dell’Inter ai tifosi: “Festeggiamo con responsabilità”

L’Inter esulta: attraverso i canali social, però, la società ha invitato i tifosi a festeggiare con responsabilità, chiudendo il tweet con “Siamo campioni anche in questo!”.