Schwazer: “Nel 2012 doping per disperazione, poi il complotto. A Draghi dico…”

Alex Schwazer racconta la sua verità: dalla squalifica per doping alla archiviazione del caso da parte del Tribunale di Bolzano, che ha accusato Wada e Iaaf. Per ritornare a gareggiare, tuttavia, serve ancora il via libera della giustizia sportiva. L’atleta azzurro ha chiesto dunque aiuto al Premier Mario Draghi.

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Alex Schwazer nel corso dell’intervista alle Iene – meteoweek.com

Alex Schwazer non vuole più nascondersi. Il marciatore, a seguito dell’archiviazione del caso a suo carico per doping da parte del Tribunale di Bolzano, è un fiume in piena. A quasi sette anni dalla squalifica per recidiva l’atleta azzurro pretende che ogni aspetto della verità sulla sua storia venga alla luce. Nel 2012 egli stesso aveva scoperchiato il vaso di Pandora ammettendo di avere utilizzato sostanze vietate e di essersi pentito. È per questa ragione che aveva fatto i nomi di molti di coloro che appartenevano a tale sistema. Una verità scomoda, che gli costerà cara. Nel 2016, infatti, al ritorno in gara verrà nuovamente accusato di doping e squalificato per otto anni per recidiva. Questa volta, tuttavia, come ha stabilito il gip, le prove sarebbero state manipolate, proprio da coloro a cui non era andata giù la sua confessione. L’attacco a Wada Iaaf è duro e proprio queste adesso si oppongono al suo ritorno in gara. Il campione olimpico di Pechino 2008 però non ci sta e adesso vuole essere nuovamente giudicato dalla giustizia sportiva e volare ai Giochi Olimpici di Tokyo.

La verità di Alex Schwazer

Alex Schwazer, in un’intervista esclusiva alle Iene, ha raccontato la sua verità, dall’inizio alla fine. Prima la caduta alle lusinghe del doping, nel 2012, che ha dato inizio al suo calvario: “La scelta del doping è stata una scelta per disperazione. Fino a quel momento lo scandalo della Russia non era ancora venuto fuori, ma io sapevo già tutto. Alla fine ho detto ‘o smetto oppure vado alle Olimpiadi di Londra dopato come loro’. Io mi sono sentito in colpa per molto tempo. Ognuno può dire quello che vuole però è giusto anche considerare tutta la mia carriera in generale”.

Nel 2016, tuttavia, la storia è molto diversa: “La mia positività è stata voluta, sono vittima di un complotto. Secondo me il campione delle mie urine è stato modificato a Stoccarda. La tempistica era già sospetta, quel controllo fu ordinato dopo la mia deposizione a Bolzano di due settimane prima dove avevo testimoniato contro due dirigenti medici della federazione italiana. Il dottor Fischetto sicuramente aveva il potere di farlo. Lui ha fatto per molto tempo da tramite per diverse cose tra IAAF e Russia in un periodo dove la IAAF veniva pagata dalla Russia per insabbiare le positività, è un dato di fatto questo”.

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Il futuro a Tokyo

Alex Schwazer adesso sogna di potere volare in Giappone per i Giochi Olimpici, in programma a luglio. La strada, tuttavia, è ancora lunga. “Adesso visto che è finito il percorso giudiziario in Italia, mi piacerebbe anche chiudere l’altro percorso e dare un senso a tutte queste ore di allenamento, a partire dal 2015, con una gara. Prima non ero molto convinto di andare alle Olimpiadi di Tokyo, oggi lo sono al 70%”. E per questa ragione si appella ai vertici politici: “Al Presidente Mario Draghi dico che mi farebbe piacere incontrarlo, dove vuole lui, al massimo per una mezzora per spiegargli tutta la situazione e dargli un quadro generale della storia”.