La WADA non ci sta alle accuse di cospirazione in relazione al caso Alex Schwazer. L’agenzia, tramite il numero uno Oliver Niggli, ha respinto ogni ipotesi di manomissione dei campioni di urina del marciatore e adesso si oppone alla sospensione della squalifica ai danni di quest’ultimo.
Il mondo dello sport sta lottando affinché la squalifica di Alex Schwazer per doping possa essere annullata o, quantomeno, sospesa in occasione dei Giochi Olimpici di Tokyo. La sentenza emessa dal Tribunale di Bolzano, infatti, ha riportato alla luce il caso. Il Gip Walter Pelino ha ritenuto che i campioni di urina del marciatore azzurro analizzati siano stati manomessi e che l’Agenzia mondiale anti-doping (Wada) e la Federazione Internazionale di Atletica leggera (Iaaf) abbiano avuto un ruolo decisivo nella vicenda, operando in maniera totalmente autoreferenziale al punto tale da produrre delle documentazioni false. A seguito di ciò il Governo italiano si è schierato affinché il processo venga riaperto. In questi giorni dunque i legali dell’atleta presenteranno richiesta di sospensiva al Tribunale federale svizzero. Gli organi sportivi coinvolti, tuttavia, rispediscono le accuse al mittente e non intendono muoversi a favore del campione olimpico della 50 km a Pechino 2008.
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WADA risponde alle accuse sul caso Schwazer
Oliver Niggli, direttore dell’Agenzia mondiale anti-doping (Wada), ritiene che la sentenza del Tribunale di Bolzano sul caso Alex Schwazer sia totalmente priva di fondamenta: “Trovo l’ordinanza chiaramente diffamatoria nei nostri confronti oltre che basata su affermazioni senza evidenza scientifica. Siamo stati invitati a intervenire come parte civile in una vicenda in cui eravamo estranei perché il magistrato capisse se Schwazer andava processato o no. Abbiamo fornito le consulenze richieste, ci aspettavamo una decisione sintetica, in un senso o nell’altro, non 87 pagine che ipotizzano un complotto internazionale con prove di fantasia. Una tesi stupefacente e inquietante che prende in giro l’opinione pubblica. Non ha portata scientifica. Esclude le prove che non confermano il complotto“. Lo ha detto in un’intervista concessa al Corriere della Sera.
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Parole forti da parte del numero uno dell’anti-doping. Il Gip Walter Pelino, nel corso di una indagine durata parecchi anni, ha tuttavia, trovato importanti prove relative alla manipolazione dei campioni di urina. Esse, nel dettaglio, non sarebbero state integre. “Non è vero. Il laboratorio di Colonia, tra i più prestigiosi al mondo, è stato accusato di una manipolazione in stile russo senza nemmeno essere interpellato. L’ordinanza non prevede repliche o appello: non possiamo difenderci da accuse gravissime. Noi abbiamo portato un campione dello stesso Schwazer con concentrazioni ancora più alte di quelle del 1° gennaio, quindi evidentemente fisiologiche. Elementi ignorati a favore della teoria di un complotto”.
Il timore più grande della WADA, riguarda adesso la reputazione degli organi sportivi: “Mi preoccupa la falsa immagine del sistema internazionale antidoping in una nazione che ospiterà i Giochi olimpici. Noi vogliamo lavorare bene con l’Italia“. Da parte sua, tuttavia, l’Agenzia è sicura che Alex Schwazer non parteciperà ad alcuna gara prima della fine della squalifica, in programma nel 2024. “Mi sembra che la Federatletica l’abbia escluso. La sentenza del Tas è definitiva, noi – ha concluso Oliver Niggli – non ci faremo intimidire“.