“Ronaldo devi andare al circo” l’aneddoto raccontato da Ferdinand

Rio Ferdinand, intervistato da BTSports, racconta della prima avventura di Cristiano Ronaldo con i Red Devils e di un episodio in particolare

Cristiano Ronaldo tornato questa estate al Manchester United (Credit Foto Getty Images)

Rio Ferdinand, ex difensore e bandiera del Manchester United, intervistato da BTSports, ha ricordato i primi tempi di CR7 con i Red Devils quando ancora il modo di giocare di Cristiano non era quello di uno dei giocatori più forti del mondo. Il numero 5 ha spiegato che Ronaldo non è diventato un fenomeno immediatamente, ma aveva un’abilità incredibile e gli piaceva intrattenere il pubblico. Adorava dribblare e per questo veniva spesso rimproverato in allenamento.

Ferdinand racconta un episodio in particolare: all’epoca allo United c’era Van Nistelrooy che era la stella, quello che segnava tutti i gol. Ronaldo aveva il pallone sulla fascia, cercava di dribblare mentre Ruud correva verso il centro dell’aera. “Ronaldo non gliela passa e Ruud impazzisce, comincia a urlare ‘dovrebbe andare al circo, non essere in campo a giocare a pallone’ e se ne va dal campo di allenamento. Ronaldo era triste e arrabbiato: ‘perchè mi dice così?’“.

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Ronaldo, le statistiche e i gol

L’inglese continua: “Aveva 18 o 19 anni, altri ragazzi avrebbero subito il contraccolpo e avrebbero perso fiducia in se stessi. Altri avrebbero continuato a fare le stesse cose, ma Ronaldo sapeva che in fondo Ruud poteva avere ragione e quindi da quel momento in poi a diventare importanti per lui sono state le statistiche, i gol“. Le cose che lo avrebbero reso il migliore al mondo. I compagni lo prendevamo in giro e gli dicevano che non era il vero numero 7 allo United e davanti lui c’erano Best e Beckham.

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L’ex capitano racconta che per quello che riguarda il modo di pensare del portoghese, non conosce un calciatore più forte, determinato e così ossessionato di lui. Afferma di essere stato fortunato a vederlo crescere, da ragazzino a uomo, mentre ci metteva tutto in allenamento. Era assolutamente ossessionato dalla vittoria, voleva vincere le partitelle e segnare sempre l’ultimo gol. “Quando andavamo a qualche premio, gli chiedevano ‘chi è il migliore di sempre?’. E lui rispondeva ‘io’. Ha un ego importante, una natura ossessiva e parecchio orgoglio. Ma è arrivato a Manchester che era un ragazzino e se n’è andato che era il migliore al mondo“.