PSG, Verratti: “Nelle prime tre stagioni al Psg sentivo dolore ovunque”

Marco Verratti, centrocampista del PSG e campione d’Europa con la Nazionale di Mancini ad Euro 2020, si racconta all’Equipe, quotidiano sportivo francese

Verrati arrivato sotto la Tour Eiffel nel 2012 è alla decima stagione con il club parigino. Il pescarese è stato intervistato dal quotidiano sportivo francese con il quale ha raccontato dalle origini a Pescara fino ad arrivare alla sua maturità calcistica in Francia.

Marco Verratti alla decima stagione con il PSG (Credit Foto Getty Images)
Marco Verratti alla decima stagione con il PSG (Credit Foto Getty Images)

Degli anni in cui ha giocato in Italia racconta di aver iniziato con i professionisti, a Pescara, quando avevo 14 anni. “Lavoravo insieme ai ragazzi di 30 anni. Non ero pronto fisicamente. Ero ancora più piccolo di adesso, ma facevo gli stessi esercizi di adesso. Il mio corpo ne ha sofferto nel tempo“.

Poi nel 2012 l’approdo al Paris Saint Germain: “Nelle prime tre stagioni al Psg avevo problemi anche a dormire, perché sentivo dolore ovunque. In questi tre anni ho giocato, a volte anche sotto antinfiammatori, fino a quando è arrivato il momento della prima operazione”.

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Verratti: “Sfrutto ogni partita per fare sempre di più

Ora Marco sta bene anche se vorrebbe ci divertirsi di più in campo. “A volte, quando vedo che restano solo cinque, sei o sette anni di carriera, mi dico che devo davvero sfruttare ogni partita e ogni allenamento per fare sempre di più”.

Verratti durante una partita di Champions League (Credit Foto Getty Images)
Verratti durante una partita di Champions League (Credit Foto Getty Images)

Successivamente il 29enne parla del suo modo di giocare  raccontando che si sente a suo agio nell’avere il pallone tra i piedi: “È il mio modo di vedere il calcio“. Non ama spazzare via il pallone e preferisce prendersi qualche rischio ogni tanto. “So che a volte è pericoloso ma dobbiamo prenderci questa responsabilità“.

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Infine il giocatore racconta un aneddoto: “Ancelotti un giorno mi prese da parte e mi disse ‘Marco, per favore, quando sei chiuso, chiudi gli occhi e calcia la palla il più lontano possibile’. Poi più avanti invece mi disse: ‘Ok Marco, fai quello che vuoi perché so che è il tuo modo di giocare. O ti lascio in panchina o ti prendo come sei, perché non cambierai mai‘”