Schwazer: “Non può essere la Iaaf a negarmi riabilitazione”

Alex Schwazer vuole tornare a gareggiare il più presto possibile. L’atleta, dopo l’archiviazione del processo a suo carico per doping, attende il via libera dalla giustizia sportiva. L’Iaaf, tuttavia, nega al 36enne la riabilitazione.

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Alex Schwazer vuole tornare a festeggiare sul campo le vittorie (Photo/Getty Images)

La lotta di Alex Schwazer non si è ancora conclusa. L’atleta azzurro a febbraio scorso è stato scagionato dall’accusa di doping che pesava su di lui dal lontano 2016. Il gip del Tribunale di Bolzano ha disposto l’archiviazione del caso poiché le provette contenenti l’urina incriminata sarebbero state manipolate e ha dunque accusato l’Agenzia mondiale anti-doping (Wada) e la Federazione Internazionale di Atletica leggera (Iaaf) di avere incastrato il marciatore. La squalifica di otto anni, tuttavia, pesa ancora sul campione olimpico dei 50 km a Pechino 2008. Soltanto la giustizia sportiva, infatti, può liberarlo da essa. Al momento, però, la riabilitazione non viene contemplata dagli organi di competenza. È per questo che, in vista dei Giochi Olimpici di Tokyo, il trentaseienne chiede a gran voce di essere nuovamente giudicato. L’obiettivo, infatti, è di tornare alla vittoria in gara.

Alex Schwazer non si arrende

Alex Schwazer, adesso che la verità è venuta alla luce, non vuole più tacere. La prossima conquista del marciatore sarà il via libera della giustizia sportiva per potere tornare a gareggiare. L’atleta azzurro ne ha parlato nel corso di un webinar con i soci del Panathlon Club Milano.

Non chiedo di essere riabilitato, ma di essere nuovamente giudicato da un organo di giustizia sportiva. Per il momento abbiamo già ottenuto una grande vittoria dopo quattro anni di battaglia legale. Adesso sogno di fare questa benedetta gara. Sono pronto personalmente a fare ricorso, ma la questione è se anche le istituzioni italiane lo sono. Devo avere al mio fianco anche Coni e Fidal. Aspetterò ancora qualche giorno e poi vedrò. Se Coni e Fidal ci saranno potremmo anche perdere, ma almeno l’avremmo fatto insieme. Occorre dimostrare che le istituzioni sportive italiane non ignorano la decisione presa da un magistrato per dimostrare che siamo un Paese serio. Dopo tutto, la Wada riceve 1 milione di dollari all’anno dal nostro governo e solo altri tre paesi pagano di più”, ha detto.

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L’attacco a Wada e Iaaf

Wada Iaaf, ad ogni modo, sono state finora irremovibili in merito alla questione: “Hanno detto che non posso tornare a gareggiare, ma non è la Iaaf che può decidere. La Wada, poi, dovrebbe definire una linea precisa. Quando la magistratura in passato ha svelato casi di doping, sono stati presi provvedimenti dalla Wada. Senza questo modo di agire Armstrong sarebbe ancora il re del Tour de France. Non capisco perché — ha sottolineato — in caso contrario, quando un magistrato scagiona qualcuno, la Wada non ne debba tenerne conto”.

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Il futuro

Infine, un occhio non può che andare al futuro: “Ho 36 anni e non sono ancora così vecchio. Spero di fare ancora qualche gara perché Sandro e io abbiamo speso tantissime ore dal 2015 in poi. Sarebbe bellissimo. Dal punto di vista privato questi ultimi anni sono stati belli. Sto bene e sono contento perché sono riuscito a reinventarmi anche dal punto di vista professionale. Faccio un’attività molto bella con dei podisti amatoriali e gioisco per ogni piccolo progresso che fanno. Questa cosa mi ha aiutato molto”, ha concluso Alex Schwazer.

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